Il caso Nainggolan e il metodo Kevin Spacey

Dopo la gaffe di Capodanno a Roma si respira un’inedita aria puritana. Tra gogne mediatiche e approcci texani, ecco perché Nainggolan deve giocare e restare

Nainggolan deve pagare, Nainggolan non deve giocare, Nainggolan deve essere ceduto. All’indomani dei video – pessimi – messi su Instagram dal campione belga, a Roma s’è iniziata a respirare un’aria puritana come se Testaccio fosse l’Ohio o se il Trullo fosse l’alterego romano dell’Alabama. Nella notte di Capodanno il centrocampista giallorosso s’è mostrato ubriaco, con cocktail e sigaretta in bocca e sgradevolissime parole blasfeme al seguito. Poi sono arrivate le scuse da parte del calciatore ma non è bastato: dall’interno di Trigoria si parla di punizioni esemplari, nell’opinione pubblica si respira un’aria pesante e in molti sono convinti che Nainggolan debba pagare. Severamente.

Non sappiamo quanto c’entri che il presidente della Roma sia un americano, James Pallotta, di certo – oggi – nell’impostazione valoriale della squadra giallorossa sembra vigere più il ‘modello-sceriffo-John Wayne’ che quello ‘pizzardone-Alberto Sordi’. “Bene” dirà qualcuno, basta con quest’impostazione casareccia e poco professionale di un club che ha grandi ambizioni ma che si perde sempre in un bicchier d’acqua. Vero, ma il modello-John Wayne – inteso, ora, anche come approccio comunicativo al caso Nainggolan – ha mostrato delle crepe (come sottolineato da Gabriele Nobile su Insideroma ) e rischia di rievocare un recente fatto di cronaca che spiega bene l’approccio a stelle e strisce su temi sensibili o scabrosi.

Se la proprietà americana della Roma deciderà di escludere Nainggolan dalle prossime partite – o addirittura di cederlo – rischia di emulare la gogna subita da Kevin Spacey negli States: punire un grande interprete che ha sbagliato arrivando ad escluderlo: in un caso dalle riprese di un film, dall’altro da una partita importante del campionato. Paragonare l’ingenuità del calciatore alle morbosità dell’attore è chiaramente una provocazione ma serve a spiegare quanto alla Roma serva una guida autorevole, non autoritaria. Men che mai da Esercito della Salvezza.

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