Un Piano Marshall contro il dissesto idrogeologico, in grado di sistemare la parte più fragile d’Italia, il territorio, grazie a investimenti mirati e a risorse che potrebbero arrivare fino a 10 miliardi.
Questa l’idea del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: con un decreto ad hoc, da mettere a punto entro l’anno, dovrebbe raccogliere e inglobare i 6,5 miliardi già disponibili (secondo una recente ricognizione) e altri 3,5 miliardi provenienti dai punti percentuali (“lo zero due, o zero tre”) del taglio del 2,4% del deficit. La questione è agganciata alla “dialettica” in corso con l’Unione europea sulla Manovra. Poiché queste risorse finirebbero in investimenti, sostiene il governo, sarebbero slegate dal deficit, e si potrebbero così recuperare.
L’ipotesi di un decreto è preferibile, spiega il ministro, piuttosto che inserire le norme apposite nella Manovra, dal momento che, oltre al “profilo finanziario”, è necessario “velocizzare” la spesa e migliorare la “gestione del territorio”. A questo bisogna aggiungere che, “con 11 Regioni che hanno chiesto lo stato di calamità, siamo in emergenza”, e che “il decreto” è così “lo strumento migliore”. “La novità grande per me – osserva Costa – è che la tutela dell’ambiente diventa oggetto di investimento. Non stiamo a guardare i decimali, lo zero due o lo zero tre. Questa è la prima volta che si pensa a quel 79% di territorio italiano fragile, e che si dice ‘investiamo perché ne abbiamo bisogno'”. Uno dei problemi evidenziati dal ministro ha a che fare non tanto con la disponibilità di spesa, ma con la mancanza di progettazione.
Da un’analisi è emerso che per la lotta al dissesto sono disponibili risorse, “di cui nessuno era a conoscenza” per 6,5 miliardi. Quello che manca sono “i progetti”. E allora Costa è chiaro: “Voglio vedere i progetti esecutivi, cioè immediatamente cantierabili”. Il decreto offrirebbe così la possibilità di fare “uno dei più grandi investimenti per il Paese: tutelare il territorio, creare economia e sviluppo, e guardare a un orizzonte in modo nuovo”. Il dissesto idrogeologico è così entrato a pieno titolo nella contrattazione con l’Ue sul deficit, proprio perché “le politiche di investimento sono slegate dal debito”. E inoltre, osserva Costa, sarebbe anche un modo per mettere in mano “una Ferrari ai presidente di Regione: gliela metteremo su un’autostrada, chiedendo loro di guidarla bene, dopo aver fatto anche benzina e tolto i limiti di velocità”.
Tra i punti essenziali che il provvedimento dovrebbe contemplare c’è la necessità di “offrire maggiore velocità esecutiva ai progetti” (magari pensando di modificare alcuni decreti sulla materia) e di “aumentare la capacità di gestione e cura del territorio” (per esempio con interventi collegati tra loro e la condivisione delle comunità locali).