Il traffico criminale dei migranti: a Roma si organizzava tutto

Un vero e proprio traffico di esseri umani

“‘Rifiutarsi di collaborare significava scegliere di essere uccisi’. ‘Non voglio lasciare le mie impronte digitali in Italia, voglio raggiungere l’Olanda’. Raccogliendo queste e altre storie di disperazione, con protagonisti in larghissima parte minorenni, gli uomini del Nucleo speciale del comando generale della guardia costiera hanno ricostruito i traffici di quella che sarebbe un’articolata organizzazione criminale, impegnata a fare affari col traffico di esseri umani e con base a Roma”. Lo scrive Clemente Pistilli in un articolo sulla Repubblica.

 

“Il gip capitolino Flavia Costantini, accogliendo la richiesta del pm antimafia Carlo Lasperanza, ha disposto dieci arresti e, nonostante cinque indagati siano sfuggiti alla cattura, i militari, compiendo anche sette fermi, hanno alla fine rinchiuso in carcere 12 persone, tutti eritrei e tutti ritenuti parte dell’associazione per delinquere. Arresti compiuti nella capitale – continua l’articolo- , tra il quartiere Alessandrino, i palazzi ‘Selam’ occupati alla Romanina, San Lorenzo, e nei pressi della stazione Termini, nel palazzo ex Ispra di via Curtatone”.

 

“Le indagini sono iniziate nel luglio 2014, quando al numero d’emergenza 1530 della capitaneria di porto sono arrivate le prime segnalazioni di eritrei residenti in Italia, preoccupati per la sorte dei loro parenti partiti con i barconi dalla Libia, dove si era verificato un naufragio nei pressi della costa, e i primi arresti sono stati compiuti il 9 settembre 2014, che lo scorso anno hanno già portato a delle condanne. Tra intercettazioni telefoniche e interrogatori gli investigatori hanno poi ricostruito un traffico di esseri umani tra l’Africa appunto e il Nord Europa.

 

 

Disperati – prosegue Pistilli nel suo articolo – provenienti dall’Eritrea e dall’Etiopia, pagando circa 4.500 euro a testa, venivano condotti dalla presunta organizzazione criminale in Sudan e da lì in Libia, con la cosiddetta tratta del deserto. A bordo di barconi i migranti raggiungevano quindi le coste italiane ( la tratta del mare ) e venivano condotti a Roma, da dove venivano presto trasferiti a bordo di treni o bus verso l’Italia settentrionale e infine la Svezia, la Germania e l’Olanda, quella che era chiamata la tratta europea”.

 

“Un’associazione per delinquere che si impegnava anche a far fuggire i migranti dai centri di accoglienza, come il 21 settembre 2015 a Napoli, quando una delle straniere in fuga, la 18enne Seyenne Ftwi perse la vita sull’asse Mediano, investita da un’auto. A ogni tappa gli indagati attendevano che venisse versato loro denaro, in parte tramite bonifici internazionali e in parte su Poste Pay o con un sistema in grado di eludere il circuito bancario, chiamato in gergo “hawala”, per poi far finire il ‘tesoro’ in Israele.

 

“Il pacchetto di servizi offerto dall’organizzazione – evidenzia il gip Costantini nell’ordinanza – è sulla falsariga di quello di un tour operator”. Dal 2014 ad oggi i viaggi organizzati dal gruppo sarebbero stati 12, impiegando 20 barche, facendo entrare in Europa circa 7.200 persone e guadagnando 10 milioni e mezzo di euro in soli tre mesi. Ora il blitz. E, mentre 12 eritrei sono stati rinchiusi nelle carceri di Regina Coeli, Palermo e Frosinone, altri cinque stranieri, tra cui il capo dell’organizzazione, sono ancora ricercati”, conclude l’articolo. C.T. (Fonte Omniroma)

 

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