Il Viminale: perse le tracce di 40 migranti della Diciotti

Si tratta dei migranti ospitati a Mondo Migliore a Rocca di Papa. La Caritas: sono liberi di andare dove vogliono, il Viminale vuole portare a casa qualche vantaggio

La nave Diciotti
La nave Diciotti

Una quarantina di migranti della nave Diciotti ospitati a Rocca di Papa non sarebbero più rintracciabili. Lo denunciano i sottosegretari agli Interni Candiani e Molteni.

Queste 40 persone che si sono allontanate, si erano limitate a “manifestare l’interesse per formalizzare la domanda d’asilo”. Tutte erano state identificate con rilievi fotodattiloscopici e inserite in un sistema digitale europeo. Lo fa sapere il Viminale, segnalando che sono in corso altre verifiche sul numero esatto delle persone “irrintracciabili”, ed e’ verosimile che il gruppo possa essere piu’ consistente. Controlli anche sulla nazionalita’ di chi si e’ allontanato: almeno in 6 provengono dalle Isole Comore.

Interviene la Conferenza Episcopale Italiana. Dei 100 arrivati dalla Nave Diciotti e presi in carico dalle diocesi italiane, al Centro Mondo Migliore ne sono rimasti 35. Otto partiranno gia’ questo pomeriggio per Torino. A Mondo Migliore sono gia’ presenti i referenti Migrantes del capoluogo piemontese che li prenderanno in carico”. Lo rende noto Caritas italiana, che in merito all’affermazione dei due sottosegretari agli Interni non conferma il numero delle persone che si sarebbero allontanate ma ricorda che “gli ospiti del Centro non sono detenuti e quindi sono liberi di andare dove vogliono“.

“Il Viminale può dire tutto quello che vuole, rigirarla come preferisce e dire la sua verità per portare a casa qualche vantaggio…ma evidentemente non ha visto gli occhi di queste persone”. Così don Francesco Soddu direttore della Caritas Italiana commenta ala denuncia dei due sottosegretari all’Interno Stefano Candiani e Nicola Molteni di 40 migranti della Diciotti che si sono allontanati dalla struttura che li ospitava.

“E poi – prosegue – come si fa a dichiarare che ‘si sono dileguati’? Si fugge da un carcere o se si è inseguiti e non mi pare sia questo il caso. Noi abbiamo offerto accoglienza, il gesto si spiega con la disperazione di chi ha attraversato prima il deserto e poi il mare, di chi è stato nelle carceri libiche e ora si trova qui a decidere della propria vita, anche con decisioni poco razionali su cui tutti ci interroghiamo”

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