Anche attraverso la cucina può passare l’integrazione degli immigrati. Quindici giovani stranieri sono diventati provetti chef, grazie a un percorso di formazione organizzato dall’istituto Gioberti e dalle Acli.
I partecipanti al corso hanno ottenuto la certificazione HCCP e gli attestati di partecipazione, e si sono commossi raccontando insieme ai loro insegnanti speciali l’esperienza d’integrazione vissuta. Il senso dell’iniziativa e delle emozioni suscitate è stato trasmesso dalle parole di Benedetta, una delle tutor del corso di cucina e studente dell’Istituto Gioberti, la quale ha descritto il progetto come un’esperienza “partita dalla mente e scivolata nel cuore”.
Per l’occasione è stato presentato anche il volume “Sapore d’integrazione”, un libro di ricette di cucina etnica e mediterranea incentrate sul recupero alimentare realizzato a cura dell’ufficio comunicazione delle Acli provinciali di Roma, con il contributo dei volontari del Servizio Civile, degli studenti dell’Istituto Gioberti e dei corsisti immigrati.
Martedi 30 il corso di formazione è stato chiuso con uno show cooking a cura dei fratelli Maurizio e Sandro Serva, del ristorante “La Trota” di Rivodutri (RI), 2 stelle Michelin, che hanno preparato in diretta due ricette che promuovono l’attenzione al territorio e la cultura dello spreco zero.
Gli studenti dell’Istituto Gioberti e i corsisti immigrati si sono invece cimentati in cucina preparando dei piatti appresi durante il corso che sono stati serviti per pranzo a tutti i presenti e agli ospiti della Casa Famiglia.
“In un tempo in cui il tema dell’immigrazione e dei rifugiati è un tema caldo, che divide la politica e le opinioni – dichiara Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia -, noi rispondiamo con un progetto che produce segnali concreti di accoglienza e integrazione, intervenendo tanto sulla sfera delle relazioni, mettendo fianco a fianco studenti e immigrati, quanto sulle opportunità di fornire competenze e professionalizzare i nostri corsisti stranieri nell’ambito del lavoro di cura. Con questo progetto, quindi, abbiamo voluto coniugare tre attenzioni su cui le Acli di Roma stanno lavorando da tempo, ovvero il rapporto ‘giovani e lavoro'”.
“Questa iniziativa – dice Borzì – rappresenta una Buona Pratica di eccellenza perché, oltre a presentare elementi di replicabilità, dimostra quanto sia importante favorire lo sviluppo di una rete tra gli attori principali della Comunità Educante nella promozione di esperienze concrete di sussidiarietà circolare. Un circuito virtuoso che consente di rispondere alle sempre più complesse e frastagliate esigenze e necessità della Comunità”.