Il primo semestre del 2017 ha registrato un numero record di aste nel Lazio, raccontandoci di un’ Italia che sempre più spesso non è in grado di mantenere i propri beni immobiliari, siano essi appartenenti a un privato cittadino che a un’impresa. Da inizio anno sono 12.074 i beni all’asta nella Regione, nel 96% dei casi si tratta di fallimenti societari ed esecuzioni immobiliari causate da pignoramenti di case gravate da ipoteche, solo il 4% frutto sono frutto di dispute tra comproprietari (tipicamente liti tra eredi o tra ex coniugi).
Colpisce il numero dei diversi tribunali coinvolti nelle procedure: a Roma circa 94 immobili sono condotti in asta da tribunali di ogni parte d’Italia. Il motivo, sulla carta, è che i beni in asta fallimentare vengono gestiti dal tribunale dove ha sede la società fallita. Anche la relativa pubblicazione dei bandi avviene su siti e giornali legati a quella località e si rischia, se l’immobile è in un altro comune, che nessuno dei potenziali acquirenti venga a sapere della sua vendita. Quindi spesso le aste vanno deserte e l’immobile rimane invenduto, subendo notevoli ribassi di prezzo. Il vantaggio per le società che falliscono è che il proprio immobile non viene venduto, lo svantaggio per i creditori è trascinarsi l’insoluto per anni. Ci sono società che trasferiscono la propria sede legale poco prima di fallire proprio per “mantenere” i propri beni, con la speranza di ricomprarli ribassati dopo qualche tempo, oppure per una questione di privacy.
Il circuito poco virtuoso si interromperà forse quando entrerà in pieno funzionamento il sito https://portalevenditepubbliche.giustizia.it/pvp/ destinato all’inserimento degli avvisi per legge (DM 31/10/2006) ma attualmente ancora non a regime.
Mirko Frigerio di ‘’Astasy’’, società specializzata di consulenza sulle aste che monitora l’andamento del settore, spiega i dati in crescita: “Delle 12.074 unità all’asta nel Lazio, ben 10.200 sono immobili appartenenti ai privati che non ce l’hanno fatta ad onorare il debito ipotecario sulla casa o sull’ufficio di proprietà. Il valore medio degli immobili è di 135 mila euro, dunque in prevalenza villette in periferia”.
“Nei casi più strani – aggiunge – ricordiamo un mulino in Ciociaria, una tettoia, tre scuole di cui una a Roma, un asilo nido e una scuola superiore. C’è persino una porcilaia in provincia di Frosinone, un cinema, un acquapark a Guidonia, vigneti, una caserma dei carabinieri in provincia di Roma (probabilmente immobile di un privato affittato alle Forze dell’ordine)”. Tra le case pignorate, 6.328 per un valore di 789 milioni, ci sono una villa da 5 milioni a Ciampino e un monolocale da 3.095 euro a Blera (Viterbo). Ma numerosi anche i fallimenti societari: 96 appartamenti verranno battuti all’asta per 13 milioni in Via Calpurnio Fiamma (Tuscolano) a Roma, mentre a Pomezia sono in vendita terreni per 43 milioni di euro.
Tra le vendite si annidano occasioni ghiottissime, come un albergo in Corso Vittorio Emanuele a Roma, che fa parte di un palazzo del XVI secolo e una volta acquistato potrebbe essere trasformato in una residenza privata d’eccezione. Una chicca per chi ‘’scoverà’’ l’asta. Ma ci sono poi case in asta sin dal 1976.
“Su scala nazionale il Lazio è al terzo posto, insieme al Piemonte, per numero degli immobili andati all’incanto. Ma la Regione potrebbe scalare la classifica se non fosse che a Roma, il suo capoluogo, molti degli immobili appartengono allo Stato e alla Chiesa”. Spiega Frigerio che che con la sua società di recente ha acquisito il 33% delle quote di NPLs RE Solutions, Gruppo Gabetti.
“A Roma – conclude – parliamo di 2505 immobili all’asta. Una cifra inferiore a Milano, che ne ha 3.800 pur incidendo su un territorio molto più piccolo il valore medio degli immobili è alto: si assesta a 262 mila euro contro una media nazionale di 130 mila. Anche qui ci sono tante diverse tipologie. Annoveriamo strutture come alberghi, bar, palazzi storici (a Via Crescenzio, per esempio), terreni, palestra, appartamenti ma anche un complesso industriale da 20 milioni”.