Incendio Gran Canaria, la testimonianza di un Italiano

Le ceneri del vasto incendio si depositano, anche, a km di distanza dalle fiamme. Situazione drammatica

Incendi-boschivi

“La fuliggine è arrivata sui balconi, si è posata sulle macchine, è arrivata fino a qui, a km di distanza, in linea d’aria 25-30 chilometri”.

Questo il racconto di Tommaso Ciardi, romano, 54 anni, che vive in Gran Canaria da oltre 20 anni e che si trova a Puerto Rico, località turistica del comune di Mogán, nella zona sud-occidentale dell’isola. In queste ore un gigantesco incendio sta divorando la parte montuosa della seconda isola più popolata dell’arcipelago spagnolo delle Canarie dopo Tenerife.

Il fuoco ha colpito la parte delle montagne, il parco di Tamadaba, polmone verde dell’isola. Lì non ci sono italiani, a quanto ne so – dice Tommaso Ciardi – o forse qualche italiano ha qualche terreno. Le perdite riguardano per lo più proprietà agricole di gente locale e bestiame. Senza contare le perdite a livello naturalistico. Qui il notiziario canario dà notizie 24 ore su 24, in ogni bar e in ogni locale aggiornando della situazione ogni minuto. Per precauzione stanno evacuando“.

Ma vi siete sentiti con altri italiani che sono a Las Palmas? “Sì, non abbiamo notizie di problemi tra noi, ma neanche alle persone”, dice l’italiano residente in Gran Canaria. “Per fortuna – prosegue Tommaso Ciardi, che opera nel settore dell’edilizia – i venti, fortissimi, non spingono verso le città, ma dove non c’è popolazione”.

L’aria calda “è la caratteristica ‘calima’”, continua Ciardi. Si tratta di un vento di scirocco proveniente da sud est, dal vicino Sahara, causato dalla formazione di un’area di alta pressione nel Nord Africa.

Se dovesse cambiare la direzione del vento allora sì che ci sarebbero seri problemi con rischi per importanti zone residenziali di Las Palmas, ma per ora – racconta ancora Tommaso – i notiziari stanno dicendo che il rogo è sotto controllo. La zona comunque è veramente impervia”.

E ricorda: “Mi sono trovato con un altro grande incendio una decina di anni fa e allora le fiamme si spinsero verso sud. Allora vivevo in zona, al porto di Mogan, e a solo una decina di chilometri sfollarono tutti. Rispetto a dieci anni fa ora qui sono molto più preparati all’intervento su questo tipo di disastri. Ma il danno per l’isola è comunque enorme”

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