La comunità musulmana di Roma è “abbastanza tranquilla” dopo l’attentato alla moschea di Londra che ha preso di mira gli islamici locali nel mese del Ramadan. Una nostra fonte del centro culturale islamico, che però non vuole essere citata, ci dice che “non ci sono elementi per dire che la tensione stia aumentando a Roma. In passato c’è stato qualche episodio di intolleranza, ma è stato isolato”.
Tra l’altro da più di un anno le moschee e i centri islamici presenti nella Capitale sono sotto stretta sorveglianza delle forze dell’ordine. Questo per verificare che non siano fucina, in modo involontario, di possibili estremisti, sia per tutelate questo luoghi fa possibili attacchi esterni.“Collaboriamo di sovente con le forze di polizia e i nostri fedeli raramente ci hanno riportato di atti di intolleranza religiosa nei loro confronti. Roma rimane una città, tutto sommato, ospitale”, dice la nostra fonte.
D’altronde, non c’è un'”invasione” di islamici a Roma, seppur la percezione dei romani sia ben diversa. Nel Lazio ci sono poco più di 600 mila immigrati e di questi solo 123 mila sono musulmani, ben al di sotto dei 430 mila cristiani.
Una presenza concentrata soprattutto a Roma, visto che la Capitale raccoglie circa l’80% di tutti gli stranieri presenti nella regione. I musulmani a Roma hanno il loro punto di forza tra gli africani (40%) e tra gli asiatici (37,4%).
Chiarezza invece va fatta sulle moschee e i centri di preghiera. La Grande Moschea di Roma è un luogo di confronto, ma poi ci sono circa una trentina di centri islamici disseminati in varie parti della città, soprattutto nelle zone sud e orientali, vedi Tor Pignattara, Marconi, Tuscolana. Strutture non sempre trasparenti, visto che le comunicazioni al loro interno avvengono esclusivamente in arabo e lo stesso avviene per i sermoni degli imam. Il ministero dell’Interno vuole però regole più stringenti