“Le difettose” alla Casa Internazionale delle donne

Nell’ambito della rassegna "Io sono mia", Emanuela Grimalda torna in scena con Le difettose, tratto dal romanzo di grande successo Le Difettose di Eleonora Mazzoni

Nell’ambito della rassegna Io sono mia presso la Casa Internazionale delle donne in Via San Francesco Sales a Roma, Emanuela Grimalda, attrice e autrice di origine triestina, che alterna da sempre cinema, teatro e televisione, dopo l’amatissimo personaggio di Ave Battiston nella serie Un Medico in Famiglia, torna in scena con Le difettose, tratto dal romanzo di grande successo Le Difettose di Eleonora Mazzoni.  Uno  spettacolo, allegro, disperato, trasversale e  vitalissimo esattamente come il  microcosmo sotterraneo, apparentemente marginale ma assai popoloso che racconta. Sette personaggi per una sola attrice,  ironia e commozione in uno slalom senza fiato.    In scena lunedì 6 marzo 2017 alle ore 21.00, Emanuela Grimalda, con l’impianto registico di Serena Sinigagliainterpreta il monologo per sette personaggi e un’attrice.

 

Ho letto il romanzo Le Difettose di Eleonora Mazzoni e ho pensato che la storia che raccontava mi riguardasse non solo come donna, ma come cittadina, come individuo che fa i conti con le trasformazioni  in atto nella società in cui vive, con i sui conflitti, coi suoi costanti interrogativi.  Mi interessava soprattutto approfondire  il concetto del  tempo  nella società contemporanea , di come si  spostato in avanti. Un tempo paradossale che ha allungato la  durata della vita  ma non l’età fertile . Il nostro tempo,  in cui non è facile distinguere   i desideri dai  diritti e in  in cui la scienza apre continuamente nuovi  orizzonti etici.  Mi piaceva del romanzo , il parlare  della fecondazione assistita nei temini di sentimenti e persone e non di  leggi o ideologie. L’adattamento che ne abbiamo fatto per il teatro mi permette di dare voce e corpo, lacrime e risate a sette personaggi diversi  per inseguire, attraverso la storia di Carla, la protagonista  e del suo percorso di fecondazione assistita una metafora piu’ grande della vita.  Volevo raccontare  il desiderio di  Infinito di cui il desiderio di un figlio è parte, ma  che appartiene a tutti. Donne e uomini. Ho  proposto a Serena Sinigaglia la regia di questo spettacolo per  stima  e perché mi piaceva l’idea di come le nostre sensibilità si sarebbero incontrate attorno a un tema così difficile. E’ una  scommessa intellettuale che ha reso ancora piu’ appassionante questo lavoro. (Emanuela Grimalda)

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