Le tangenti africane bloccano la campagna d’Italia di Bollorè

Grande amico di Sarkozy e socio di Mediobanca e Telecom Italia, sognava di aggregare Mediaset a Vivendi. Ora è in stato di fermo in Francia

La campagna d’Italia di Vincent Bolloré subisce una brusca battuta d’arresto. Il fermo per un sospetto giro di tangenti africane attorno alla sua Havas (gruppo Vivendi) ha gettato una pessima luce sul finanziere bretone e sui suoi affari. E ha rallentato di fatto i progetti internazionali del suo gruppo. L’epilogo dell’inchiesta, basata su eventi avvenuti più di otto anni fa, è ancora tutto da scrivere. Ma la vicenda rivela indirettamente che Bolloré, socio di Mediobanca e di Telecom Italia, ha perso i buoni appoggi del passato all’interno dell’establishment politico francese.

Eppure solo nel 2007 sembrava che tutto fosse possibile: con l’amico Nicolas Sarkozy all’Eliseo, Bolloré aveva in mano le carte per portare avanti il progetto di una media company europea, ideato più di quindici anni fa. Puntava ad aggregare Mediaset e incorporarla nella sua Vivendi per diventare il nuovo dominus dei media del Vecchio continente dando del filo da torcere alla Sky di Rupert Murdoch. Poi però il clima è progressivamente mutato come testimonia il fatto che l’ex presidente François Hollande definì Bolloré “un pirata” da cui è meglio stare lontani.

Con Emmanuel Macron le cose sono in parte migliorate per via delle buone relazioni con il presidente del figlio Yannick. Ma non sono mai tornate ai tempi d’oro di Sarkò. Per non parlare del fatto che le indagini sui presunti finanziamenti libici alla campagna elettorale di Sarkozy hanno fatto il resto imbrattando l’immagine dell’ex presidente e di tutto il circolo finanziario che lo sostenne nella scalata all’Eliseo del 2007. In primis Bolloré che divenne famoso nelle cronache di gossip francesi per aver prestato il suo yacht a Sarkozy per una breve vacanza all’indomani della maratona elettorale.

A Parigi, la sensazione oggi è che sia in corso una sorta di un regolamento di conti all’interno del mondo della politica e dell’economia d’Oltralpe. Non a caso, già una manciata di giorni prima del fermo, Bolloré aveva annunciato a sorpresa che avrebbe lasciato il timone di Vivendi in mano al figlio Yannick. Evidentemente c’era il sentore dell’avanzare delle indagini, che avevano anche portato ad aprile ad una perquisizione della Tour Bollorè a Puteaux, nell’immediata periferia parigina. Così il finanziere bretone ha tirato i remi in barca lasciando spazio ai giovani della famiglia. O almeno così vuol dare a intendere.

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