Le fila degli scettici sulla possibilità di fare le Olimpiadi a Roma nel 2024 si infoltiscono di giorno in giorno. “Il pericolo, in eventi di questo tipo, è che ci sia una sottostima dei costi e una sovrastima dei benefici attesi. In passato è spesso successo così”, dice l’economista della Cattolica Francesco Daveri, già consulente della Banca Mondiale, e ora componente del Consiglio di reggenza di Bankitalia (sede di Bologna).
Daveri ha dimostrato che, in occasione dei Mondiali del ’90, la crescita del Pil nel secondo trimestre del 1990 (+0,3 per cento) fu inferiore alla crescita dello stesso trimestre del 1989 (+0,4), del 1988 (+0,6) e del 1987 (+1,5). Lo stesso vale per la crescita del terzo trimestre 1990 (+0,2 per cento) se raffrontata con l’andamento dell’economia negli stessi trimestri degli anni precedenti. Nel quarto trimestre del ’90, poi, addirittura, il Pil è andato in negativo.
IInoltre c’è il rischio dell’esplosione dei costi, perché, “le stime per le Olimpiadi contabilizzano sono una parte dei costi, quello per organizzare giù eventi, ma poi ci sono i costi per le infrastrutture, per ammodernare quanto già c’è, per prolungare la metro, e allora se si includessero pure questi andremmo fuori. Nel calcolo dei benefici si è spesso troppo ottimisti, visto che nel caso dei Mondiali del ’90 alcune opere furono ultimate negli anni successivi”.
Su tutto poi regna il debito del Comune di Roma, che frena gli investimenti. Per Daveri “prima o poi ci potrebbe essere un intervento governativo” per sanare la situazione, anche se questo potrebbe “provocare c richieste di altri comuni”.
Sul fronte del no alle Olimpiadi, sono molto attivi anche i Radicali. Secondo un loro dossier “per le Olimpiadi estive i costi supplementari aumentano in media del 257%, mentre per quelle invernali l’esplosione è lievemente più contenuta (+135%): in pratica, se presenti un budget di 5 miliardi di dollari, finirai con lo spendere 17 miliardi e mezzo di dollari”. (Alg)