L’odissea di una romana a Roma (seconda parte)

Chiusure e cancellazioni senza fine. Coi maxi- disagi i delusi cresciuti al 76,5 per cento (SWG)

La prima settimana di agosto giunge al termine, siamo nel pieno di un’estate rappresentata dai media e dai cittadini come in emergenza continua. Vi avevamo raccontato nella prima parte dell’Odissea come i trasporti costituiscano uno degli indicatori più sensibili dei disagi, soprattutto a causa dell’interruzione del servizio di metropolitana linea A per uno dei quartieri più popolosi della Capitale, l’Appio Tuscolano. Ed io, che ho terminato la mia prima settimana lavorativa guadagnando faticosamente la strada per il weekend, mi appresto a tracciare il mio personale bilancio.

 

Tempo medio impiegato da Roma Sud (altezza Cinecittà) al Centro Storico (Piazza di Spagna): da venti a 90 minuti (+400%); socialità sui mezzi pubblici: da zero (ordinaria lettura di mail, whatsupp con parenti e amici, social di vario genere) a cento (condivisione dei problemi sul traffico, considerazioni sull’azienda che gestisce i trasporti romani, consigli di resistenza urbana tra pendolari…), impegno politico: da poco/nullo a consistente (firma del referendum sulla privatizzazione della suddetta azienda, dibattiti improvvisati sul migliore futuro possibile per i mezzi pubblici).

 

Ho pensato, nel corso di questa settimana di passione, che forse i romani, dopotutto, hanno bisogno di un capro espiatorio. Forse non riusciamo a fare a meno dei soprusi di cui siamo un po’ vittime e anche un po’ fautori, di cui continuiamo a lamentarci, un’amministrazione dopo l’altra… e che in fondo i problemi della città sono parte della sua anima. E forse dopotutto questa emergenza ha creato coesione, interesse verso i problemi della città anche nei cittadini più sonnolenti e distaccati, scosso coscienze, fatto maturare iniziative civiche.

 

Poi arriva il venerdì mattina. Ultimo giorno di lavoro, ultima trasferta. Prendo la solita navetta, riesco persino a sedermi. Purtroppo questa mattina la città è imballata dal traffico, più del solito, del resto siamo ad agosto e il primo esodo è iniziato. La navetta percorre la strada verso San Giovanni con indicibile lentezza, gravata dalle frequenti fermate e da un carico umano sempre più gravoso… la soluzione, mi dico, è la ferrovia. La strada ferrata non può tradirci, proprio ora sembra l’exit strategy in grado di salvaguardare l’orario di ufficio e limitare il ritardo accumulato. Basteranno pochi minuti con il cellulare e consultando l’app di Trenitalia capiremo se c’è un treno utile dalla stazione Tuscolana a Termini, sei minuti invece della lunga mezz’ora che mi attende.

 

La verità è ben altra: anche la stazione Tuscolana è off limits fino a lunedì 7, a causa dei lavori sul cavalcavia, con conseguente sospensione del servizio (1,3 milioni spesi per questo upgrade). Se uniamo la chiusura delle strade limitrofe e la variazione dei percorsi dei bus di riferimento, il quadro è completo.

 

Roma, torni a preoccuparmi di nuovo. L’unica speranza è che per te… “per aspera ad astra”. Nel frattempo continuiamo a sognare un futuro migliore con i miei compagni di viaggio discettando su strategie di privatizzazione e rinnovamento della gestione dei trasporti…

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