L'onda lunga della Brexit sul Campidoglio

Resta difficile la ''guerra'' di Virginia Raggi al mega debito dei romani

 

Se il vento della Brexit arrivasse fin dentro il Campidoglio? Il clamoroso addio della Gran Bretagna all’Unione Europea sta già affondando le Borse di mezzo mondo, rialzando lo spread e mandando a picco la sterlina. Ma soprattutto rischia di impattare seriamente sul costo del denaro, dunque sui tassi legati a mutui e prestiti.

Comunque non proprio una buona notizia per il neo-sindaco, Virginia Raggi, intenzionata a rinegoziare l’enorme debito di Roma: quasi 13 miliardi di euro sotto forma di circa 1.600 mutui di cui il grosso, circa 1.500, contratti con Cassa Depositi e Prestiti. Un rialzo dei tassi complicherebbe non poco la missione della grillina, il cui partito è stato peraltro protagonista di una piroetta, dicendosi prima a favore della Brexit per poi cambiare idea e sposare soltanto la causa del referendum contro l’euro, restando comunque in Europa, sia pure diversa dall’attuale. 

L’obiettivo dichiarato della grillina è infatti proprio quello di riportare gli attuali tassi pagati dal Comune, intorno al 4%, ai valori di mercato, che invece viaggiano sull’1-1,5%. Dunque il fattore Brexit diventa essenziale visto che potrebbe spingere al rialzo i tassi, rendendo così vana l’operazione-tassi intentata dalla Raggi. Attenzione, siamo ancora nel campo delle ipotesi, e non è detto che le cose vadano esattamente così. Per fare un po’ di chiarezza, Radiocolonna ha sentito il parere di Massimo Varazzani, che la storia del debito capitolina la conosce come le sue tasche, visto che per anni ha avuto in mano la gestione dell’intero debito in veste di commissario.

“La verità? Il problema Brexit nemmeno si pone, perché il grosso del pregresso è a tasso fisso. E comunque la Raggi non potrebbe rinegoziare un bel niente, perché la Cdp può fare affidamento sulla delegazione. Sa che vuol dire? Che se il Comune non paga la rata, entra direttamente nel conto della tesoreria e se la prende”. Dunque? “Dunque credo proprio che qualcuno al Campidoglio non sappia di cosa parli”, dice Varazzani. Insomma, Brexit o non Brexit, per il debito romano cambia poco.

Più o meno sulla stessa linea Stefano Fassina, candidato sindaco per la sinistra ed ex viceministro dell’Economia. “Il grosso dei mutui è a tasso fisso, non vedo grandi problemi. Semmai qualcosa potrebbe accadere sui due contratti derivati stipulati dal Comune”.

Meno tranchant Fedele De Novellis, del Ref-Ricerche, che non vede effetti immediati sul debito. “Sinceramente non vedo grossi problemi. Certo, salirà lo spread ma sui tassi non mi aspetto grandi variazioni. Semmai mi preoccupa di più il discorso legato alla qualità del credito, cioè la capacità del Comune di rimborsare il debito. Credo che alla fine la Raggi potrà solo tentare di allungare le rate e spalmare il debito su più anni”. (Gianluca Zapponini)

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