Sembra essere passata in sordina la piccola rivoluzione dei cestini di plastica nel centro storico di Roma. Una metamorfosi silenziosa dei marciapiedi capitolini, un look – quello dei cestini – che è passato dalle solide strutture in ghisa ai leggeri sacchi di plastica. Ufficiosamente istallati per ragioni di sicurezza – nei contenitori metallici pare sia più facile nascondere oggetti pericolosi per l’incolumità pubblica – i nuovi cestini fanno sorgere dubbi su tutti i fronti possibili, dalla funzionalità all’estetica, dalla stabilità a quell’esigenza di sicurezza motivo originario dell’istallazione.
Nel recente passato una prima grande iniziativa di questo genere è stata presa in occasione dell’arrivo nella capitale del presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Era il 2008 e l’AMA – d’intesa con il Campidoglio e con le Autorità di Pubblica Sicurezza – decideva la rimozione di oltre 300 cassonetti e 500 cestoni in ghisa nelle zone che riguardavano il passaggio del commander in chief statunitense. Oggi, a otto anni di distanza, quella misura momentanea sembra assumere un carattere permanente per l’impossibilità di definire i contorni temporali della minaccia terroristica. Una questione che – se comprensibile come misura temporanea – risulta difficilmente accettabile (e utile) sul lungo termine come strumento di raccolta per i piccoli rifiuti di romani e turisti. Radiocolonna ha constatato direttamente tutte le difficoltà che presenta il nuovo sistema di raccolta a partire dalla tenuta dei rifiuti, contenuti in un sacco di plastica che, a fronte di un carico ingente, rischia la rottura senza impedire che un piccolo ordigno venga nascosto in una busta di carta e camuffato da scarto alimentare. Non c’è uno spazio dedicato alle sigarette, con i risultato di riempire l’area circostante di mozziconi e di depotenziare la recente iniziativa anti-cicche pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 18 gennaio.
Capitolo sicurezza: il carattere mobile del cestino lo rende particolarmente appetibile per i facinorosi intenti a menar le mani durante cortei e manifestazioni. Le associazioni dei cittadini non sembrano interessate alla vicenda e AMA latita con le risposte (tre i tentativi di chiarimento andati a vuoto) lasciando irrisolte alcune questioni fondamentali per il decoro e la sicurezza della Capitale.
Quanto tempo i cittadini romani dovranno vedere e usufruire di cestini poco funzionali, molto insicuri ed esteticamente impresentabili?
L’assenza di un contenitore per le sigarette può costituire un alibi per il fumatore che vìola la norma anti cicca?
Che fine hanno fatto i maestosi – e costosi – cestini in ghisa?
(Giacomo Di Stefano – foto Anna RIcca)