Maledetto caporalato

Condizioni disumane per i lavoratori

Il caporalato, è una delle piaghe della nostra società. Consiste nello sfruttamento della manodopera nel ramo dell’agricoltura e dell’edilizia. Provoca vittime e numerosi incidenti. E’ un fenomeno presente in tutto il territorio nazionale.

“Sono, infatti, più di 3600 le organizzazioni criminali di stampo mafioso attive solo nell’UE, con un danno stimato in 670 Miliardi di mancati ricavi, con un effetto depressivo per l’intero sistema economico comunitario. In questa rinnovata posizione delle mafie nello scenario globale, grande rilevanza è assunta dal controllo sempre più pervasivo della contraffazione dei prodotti agroalimentari e dalla gestione illegale della tratta degli esseri umani (che spesso rischia di essere il primo anello della catena rappresentata dal business dello sfruttamento lavorativo e del caporalato agricolo). Secondo la nostre stime sono circa 400.000 i lavoratori che potenzialmente trovano un impiego tramite i caporali, di cui circa 100.000 presentano forme di grave assoggettamento dovuto a condizioni abitative e ambientali considerate paraschiavistiche, anche se negli ultimi anni le denunce sono sensibilmente cresciute. Dall’introduzione nel codice penale del reato di caporalato (art. 603bis del codice penale) sono circa 355 i caporali arrestati o denunciati, di cui 281 solo nel 2013. Secondo le nostre mappe sono circa 80 gli epicentri dello sfruttamento dei caporali, in 55 di questi epicentri abbiamo riscontrato condizioni di lavoro indecente o gravemente sfruttato. Più del 60% dei lavoratori e delle lavoratrici costrette a lavorare sotto caporale – la maggior parte stranieri comunitari e non – non ha accesso ai servizi igienici e all’acqua corrente. Più del 70% presenta malattie non riscontrate prima dell’inserimento nel ciclo del lavoro agricolo stagionale. ” Questo è quanto emerge dal rapporto 2014 Agromafie e Caporalato redatto dall’Osservatorio Placido Rizzotto.

“Un bracciante afgano di 36 anni precipitato durante la raccolta delle olive ad Albano e ora ricoverato con un pesante trauma cranico, un operaio romeno di Velletri arrivato in ospedale con una mano quasi tranciata di netto da una motosega. Due fatti, entrambi avvenuti lo scorso week-end in provincia di Roma, che non possono essere considerati episodi minori ma la spia di quanto andiamo dicendo da tempo: la Regione Lazio non è esente da quell’odioso fenomeno di sfruttamento del lavoro che passa sotto la voce ‘caporalato’. Di fronte a una situazione sommersa di tale gravità, che – è bene sottolinearlo – oltre ai lavoratori svantaggia le imprese ‘sane’, noi possiamo e dobbiamo fare la nostra parte”. Lo dichiara in una nota Marta Bonafoni, consigliera regionale di Sel “e prima firmataria della proposta di legge contro il caporalato in agricoltura”. 
“Da tempo insieme ad altri numerosi Consiglieri della maggioranza – prosegue – ho depositato una proposta di legge che intende proprio sconfiggere il caporalato in agricoltura; le tristi morti di quest’estate nel sud e nel nord Italia e la risposta immediata del ministro Martina devono adesso funzionare da stimolo anche per il Lazio, che in tempi brevissimi è in grado con l’assessorato all’Agricoltura di recepire a livello regionale il decreto nazionale e di dare finalmente il via in Consiglio all’iter di una legge che può rappresentare un’avanguardia nel panorama della legislazione regionale. I tempi sono maturi per far fare all’agricoltura del Lazio un passo in avanti di civiltà, nel campo dei diritti dei lavoratori agricoli e dello sviluppo delle imprese legali”. 

 

C.T.

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