Ci potrebbero essere negli oceani più mascherine che meduse: è l’allarme lanciato da un’organizzazione ambientalista francese.
Nei mari e negli oceani potrebbero ormai esservi più mascherine che meduse. È questo l’allarme lanciato dall’organizzazione no profit Opération Mer Propre, nell’analizzare i fondali della Costa Azzurra. Una preoccupante testimonianza che giunge a poco meno di 24 ore dal simile monito di OceansAsia, l’associazione che sta ripulendo le spiagge di Hong Kong da DPI trasportati dalle correnti.
Migliaia di mascherine sulle spiagge di Hong Kong
L’organizzazione francese ha analizzato i fondali marini della Costa Azzurra, trovando grandi quantità di quelli che ormai sono stati ribattezzati come “Rifiuti Covid”. Mascherine, bottiglie di igienizzanti per mani, guanti: migliaia di prodotti in plastica, tessuto e silicone giacciono nei mari. Questi ovviamente si aggiungono ai rifiuti già da tempo presenti nei mari, come plastica, confezioni in polistirolo, posate usa e getta e molto altro.
Un grave scenario che potrebbe essere analogo in tutto il mondo, non solo in Francia, come spiega Laurent Lombard di Opération Mer Propre:
Solo in Francia le autorità hanno ordinato due miliardi di mascherine usa e getta. Sulla base di questo, presto rischiamo di avere più mascherine che meduse nel Mar Mediterraneo.
Ogni anno proprio nel Mar Mediterraneo vengono scaricate 570.000 tonnellate di plastica, dato che rischia di aumentare sensibilmente proprio a causa della pandemia. Non va meglio in altre parti del mondo: come già accennato, proprio in questi giorni le spiagge di Hong Kong sono state invase dalle mascherine. L’organizzazione OceansAsia ha raccolto più di 70 DPI in meno di 100 metri di sabbia, rifiuti che sono poi apparsi nuovamente dopo pochi giorni a causa delle correnti.
I rifiuti in plastica sono estremamente dannosi per la fauna e la flora marina. Animali come tartarughe e balene li ingeriscono scambiandoli per prede. Altri esemplari, come i delfini, spesso rimangono impigliati nelle profondità marine, impossibilitati a risalire in superficie per respirare.