Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver vinto la sua partita sulla legge elettorale, col discorso di fine anno indica con chiarezza il percorso politico che i vari schieramenti che si candidano a guidare il Paese dovranno seguire per poter essere considerati affidabili:programmi precisi, meno parole e più concretezza. Questo atteggiamento fattivo sarà l’unico modo per limitare l’astensionismo sempre più dilagante.
Mattarella, consapevole della grande confusione e incertezza determinatasi dopo il referendum dello scorso dicembre, in vista delle elezioni del 4 marzo p.v., rivolge un chiaro invito ai protagonisti politici, economici e culturali del Paese perché tutti facciano la propria parte per dare un futuro credibile al Paese.
Mentre nel messaggio dello scorso fine anno metteva in guardia contro l’odio come strumento di lotta politica: “L’odio e la violenza verbale – avvertiva- quando vi penetrano, si propagano nella società intossicandola. Una società divisa, rissosa e in preda al risentimento, smarrisce il senso comune.” nel discorso a chiusura del 2017 sceglie la via di un fiducioso abbraccio a tutti gli italiani che si preparano alla nuova tornata elettorale, sollecitandoli di arrivare all’appuntamento con serenità e speranza. “Mi auguro – sottolinea – una grande partecipazione al voto, che nessuno rinunci a decidere le sorti del nostro Paese.”
Nel contempo il Presidente della Repubblica non rinuncia a un deciso richiamo ai partiti che, soprattutto per i giovani, su lavoro e sicurezza, hanno il dovere di fare proposte adeguate e assolutamente realistiche. I profondi cambiamenti che abbiamo di fronte vanno governati con capacità e avvedutezza “per evitare – sottolinea- che si creino diseguaglianze.”
Certo con queste parole e il suo tono pacato anche quest’anno Mattarella non buca il video, ma alla vigilia di un risultato elettorale quanto mai incerto, ribadisce agli italiani che il Quirinale è comunque la fortezza garantista non solo con i discorsi, ma anche con i poteri, fra i quali quello di indicare il premier del nuovo governo.
Ricorda, il Presidente, il valore e la forza della nostra costituzione che ci deve comunicare una convinta fiducia verso il futuro. Il passaggio più emozionante e carico di tanti significati ha ricordato la fine, 100 anni fa, della Grande Guerra (’15-’18) con un pensiero di gratitudine a quei ragazzi del ’99 che, chiamati per ultimi a combattere, morirono per garantire la democrazia nella quale oggi viviamo. Il 4 marzo, alle prossime votazioni, altri ragazzi del ’99 saranno chiamati a compiere il loro dovere di cittadini votanti. I giovani nati nel 1999, un’intera generazione che non ha mai conosciuto conflitti, a cui il Paese ora chiede l’impegno di recarsi alle urne con consapevolezza e senso di responsabilità.