Maxi evasione fiscale, 2.500 società con indirizzi fittizi

Senza fissa dimora usati come prestanome

Ci sono ristornati, mercatini, ambulanti, società pubblicitarie, ditte edili e di consulenza informatica tra le 2.500 imprese, individuali e non, che utilizzavano come sede legale indirizzi fittizi intestati spesso a senza fissa dimora, quindi perlopiù irreperibili soprattutto dal Fisco. Il fenomeno è emerso dai controlli incrociati effettuati nell’ultimo anno da Polizia locale, Camera di Commercio e Dipartimento capitolino Attività produttive, che ha permesso di costruire un dossier con le aziende che avevano la loro sede presso uno di questi indirizzi usati virtualmente per consentire la residenza a senzatetto e clochard.

Gli indirizzi, infatti, erano stati istituiti dall’Amministrazione solamente per consentire a persone senza fissa dimora di avere documenti d’identità e assistenza sanitaria. Una soluzione che però si è drammaticamente estesa a una pratica illecita, sfruttata illegittimamente da migliaia di aziende per avere una sede ‘virtuale’ e di fatto di risultare irreperibili. Si presume che queste aziende abbiano eluso qualunque regolarizzazione e pagamento amministrativo o fiscale, semplicemente risultando irraggiungibili. Già dall’inizio del 2014, la situazione è stata comunicata a Registro delle Imprese e Camera di Commercio che di fatto non consentono più registrazioni di imprese presso questi indirizzi virtuali (come a via Dandolo dove c’è la mensa per i poveri di Sant’Egidio o via degli Astalli, dietro piazza Venezia, sede di un centro per i rifugiati). Nel 2010, inoltre, si era espresso anche il Ministero dello Sviluppo Economico, che con un parere aveva chiarito come non fosse ammissibile che un’impresa avesse un indirizzo legale non reperibile.

Le associazioni di volontariato, che aiutano e sostengono socialmente senza fissa dimora e persone indigenti, hanno dato il loro parere favorevole alla cancellazione di queste imprese, anche per evitare che queste persone possano diventare vittime di attività illegali. Rimane, però, un fenomeno rilevante, emerso con forza dal 2009, e che riguarda soprattutto le attività produttive e del commercio (circa 1.900 sulle 2.500 totali) e di cui si è fatto cenno anche alla Prefettura.

Ora l’assessore comunale al Commercio Marta Leonori ha consegnato l’elenco alla Camera di Commercio e il registro delle Imprese procederà alla cancellazione, con un termine che consenta o eventuali controdeduzioni o lo spostamento di sede presso un indirizzo effettivo. Terminato questo periodo (la camera di Commercio deciderà quanto lungo) si procederà alla cancellazione. Per le imprese artigianali questo accade con la convocazione della Commissione Artigiani presso la CCIAA per l’assunzione del provvedimento di cancellazione. Per le imprese commerciali e di servizi viene assunto il provvedimento di cancellazione che deve essere validato dal Giudice del registro delle Imprese presso il Tribunale Civile di Roma. (gc).
 

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