Mibact nella bufera dopo la sentenza del Tar sui musei

Destituiti i direttori stranieri dei musei perché secondo i magistrati del tribunale amministrativo al vertice possono esserci solo italiani. Di Claudio Sonzogno

Dario Franceschini (Foto Omniroma)

Il Tar del Lazio ha annullato cinque nomine di direttori generali di Musei, fra i quali il Palazzo Dicale e il Museo Archeologico di Napoli, perché nessuna norma derogatoria consente di reclutare dipendenti pubblici fuori dall’art 38, ossia, stranieri. Secondo i magistrati il legislatore doveva dire chiaramente che per il vertice dei musei Mibact potevano essere selezionati anche candidati di nazionalità diversa da quella italiana.

In sostanza, insieme ad altri rilievi,  una bocciatura della riforma del Mibact del Ministro Dario Franceschini che come lui stesso ha rilevato ‘’è una figuraccia davanti al mondo ’’. Il ministro ha subito presentato ricorso al Consiglio di Stato, ma in attesa della sentenza, ha dovuto destituire i direttori stranieri e affidare la gestione dei musei ad interim. Si tratta di quelli di Mantova, Modena, Taranto, Napoli e Reggio, che interessavano i due candidati che hanno fatto ricorso al Tar.

E’ intervenuto sulla Rete anche l’ex premier , Matteo Renzi, che, difendendo la riforma del suo governo, non ha mancato di chiosare rilevando che così facendo la nostra è una repubblica fondata ‘’sul cavillo e sul ricorso.’’

Mentre per il ministro della giustizia, Orlando, sono i Tar che vanno cambiati, perché non devono poter intervenire, e ormai avviene con frequenza, nelle scelte della politica, e dunque anche su quanto decide il Mibact.

Per le opposizioni la decisione del Tar è una festa per stigmatizzare l’ennesima riforma del governo Renzi che risulta sbagliata.

Ma quanto è accaduto ci sembra soprattutto grave perché conferma la supponenza che spesso ha caratterizzato il governo Renzi. Qualche attenzione in più sugli stessi aspetti legislativi poteva infatti evitare la bocciatura del Tar e la brutta figura per tutti.

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