Questa mattina i 7.000 mq messi a disposizione dalla Fiera di Roma apriranno i battenti ai vertici del governo di Teheran e a oltre 150 imprenditori iraniani per dare vita all’Iran Exibition, una quattro giorni dedicata sia al business sia alla cultura dell’Iran, uno fra i maggiori eventi all’estero dopo lo storico accordo del 2015 sul nucleare che ha posto fine alle sanzioni. Per il polo fieristico capitolino la kermesse costituisce il primo passo della nuova strategia di rilancio contestuale alla ricapitalizzazione da 13 milioni, sottoscritta dalla maggioranza dei soci.
“La Regione e la Camera di commercio hanno creduto in noi fino in fondo”, spiega in questa intervista a Radiocolonna.it l’amministratore unico di Fiera Pietro Piccinetti. Che non nasconde il suo rammarico per la retromarcia del Comune di Roma, socio al 21%, sull’aumento. “Un po’ di amarezza per l’atteggiamento del Campidoglio rimane, perchè stiamo dimostrando che non solo Fiera può funzionare, ma può essa stessa dare un contributo all’economia”.
Tornando all’Iran “il nostro obiettivo principale – rilava Piccinetti – è quello di promuovere gli affari e gli accordi tra le imprese italiane e un Paese che oggi ha il 40% dei giovani ed è tra i primi produttori al mondo di petrolio. E uno dei modi per raggiungere questi obiettivi sono proprio le fiere, un veicolo privilegiato per chi vuole fare affari dentro e fuori l’Italia. Ovviamente qualunque accordo dovrà sottostare a regole precise perchè anche se sono state fermate le sanzioni, il Paese deve rispettare paletti precisi. Per esempio non si possono vendere le armi”.
L’Iran però è un Paese tutt’altro che facile, che si è aperto al mondo solo negli ultimi anni e il nuovo presidente americano Donald Trump sembra non gradire un’eccessiva apertura verso Teheran. “Partiamo da un presupposto. ”Io faccio il manager e non il politico, – aggiunge l’ad della Fiera – dunque le scelte di politica estera non spettano a me. Ma da manager che ha viaggiato in giro per il mondo per 40 anni dico una cosa. Le barriere non servono, meglio le strette di mano. Quello che mi interessa è favorire qualche azienda italiana, magari una pmi, che rispetto alle grandi aziende, come le Fs, ha un maggiore bisogno di essere aiutata nell’internazionalizzazione. E poi la nostra Kermesse segue la missione del governo italiano di pochi mesi fa in Iran, una delle più grandi missioni imprenditoriali di sempre, guidata dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda”. Secondo Piccinetti sarà difficile mantenere fuori dal business un Paese come l’Iran, le cui potenzialità sono enormi”.
Ma non c’è solo Trump a minacciare la ripresa delle relazioni internazionali con l’Iran. C’è anche la questione Opec. Nei giorni scorsi il cartello dei Paesi produttori di greggio ha trovato un accordo di massima sul taglio alla produzione, vista anche l’avanzata delle energie alternative. L’Iran però ha più volte sottolineato di non essere d’accordo con gli altri Paesi, volendo tornare ai livelli di produzione pre-crisi e mandando un forte segnale ai Paesi rivali, facendo registrare un incremento della produzione pari a 210 mila barili al giorno solo nel mese di ottobre. La decisione finale arriverà il prossimo 30 novembre in occasione del vertice Opec di Vienna. L’Iran potrebbe alla fine accettare l’intesa, ma con tagli alla produzione più leggeri, come ha fatto sapere il ministro iraniano del Petrolio, Bijan Namdar Zanganeh, che ha parlato di “accordo tra i Paesi Opec molto probabile”. (G.Z.)