Una morte annunciata, quella del Rione Monti. A forza di sostituire negozi storici con pizzerie al taglio e locali per la movida, il cuore pulsante del quartiere ha smesso di battere. Non ha resistito neanche Pietro Stecchiotti, lo storico macellaio da cui si serviva anche Giorgio Napolitano, che ha chiuso i battenti. Al suo posto avrebbero dovuto mettere una polpetteria, poi forse ha prevalso un pizzico di pietà.
La zona è di una bellezza disarmante, con i suoi saliscendi e le sue piccole insenature. Era anche un luogo simbolo per i commercianti: qui, si diceva, rimangono ancora le piccole botteghe. Non avranno prezzi abbordabili, ma rappresentano un pezzo di storia. Ora non più. L’ultimo alimentari ad aver chiuso, per lasciare spazio a un negozio di pizza al taglio, è quello di Via Leonina.
Massimo Teodori, tra i leader del Partito Radicale e residente nella zona dal 1970, è sconsolato: “Nel rione non c’è più un negozio dove comprare qualcosa da mangiare. In caso di emergenza non resta che il minimarket: il fenomeno ha invaso via dei Serpenti e tutta questa bellissima zona. La movida andrebbe benissimo, se non fosse così distruttiva”.
Anche perché l’alta concentrazione di persone porta in dote degrado e sporcizia: la fontana di Madonna dei Monti “è diventata nera – dice ancora Teodori – distrutta al punto che hanno dovuto togliere l’acqua. L’invaso è sempre pineo di bottiglie di birra. Il travertino dei gradini è mezzo rotto”. Tutt’intorno sampietrini divelti, pali piegati, macchine in sosta selvaggia. Tranne in Via Urbana, che è appena stata rifatta: “Ma no alla pedonalizzazione – dice ancora Teodori. È l’unica uscita. Bisognerebbe invece controllare la sosta e le auto senza permesso. Ma qui i vigili non si vedono mai”.