Montuori, slitta la nomina per incompatibilità

L’assessore all’Urbanistica in pectore è titolare di uno studio di architettura: ha già annunciato che cederà le sue quote, ma intanto la nomina slitta

L’assessore capitolino all'Urbanistica Luca Montuori (Foto Omniroma)

Andrea Arzilli per Il Corriere della Sera Roma

 

Dice il Testo unico per gli Enti locali al punto 78 (Doveri e condizione giuridica), comma tre: «I componenti la Giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato». Chiaro. Chi fa l’assessore non può avere un’attività privata nello stesso settore che amministra. Sennò si rischia la convergenza di interessi, altro che conflitto.

 

Per questo Raggi ha dovuto tirare il freno a mano sulla nomina di Luca Montuori all’Urbanistica. E procedere in grande fretta alla verifica interna chiedendo un parere all’Avvocatura del Campidoglio, è lì che l’investitura è rimasta per adesso congelata. Il tutto appena due giorni dopo l’ufficialità, data in pompa magna lunedì scorso nella sala della Protomoteca. Perché nel momento stesso in cui il successore di Paolo Berdini, appena prelevato dallo staff del vicesindaco Luca Bergamo, prendeva in mano il dossier sullo stadio della Roma e rispondeva alle domande dei cronisti sui suoi trascorsi «veltroniani», è saltato fuori il conflitto tra il nuovo ruolo e la sua attività privata: Montuori è, infatti, co-titolare dello studio di architettura 2tr, sede al civico 3 in piazza Gentile da Fabriano, che l’assessore nel freezer fondò nel 2000 con l’amico-socio Riccardo Petrachi.

 

Un’altra grana sulle nomine, insomma. Che può essere superata da Montuori in due modi: o attraverso la cessione delle quote dello studio privato, oppure tramite la chiusura definitiva dell’azienda. E infatti: «Riguardo una mia presunta incompatibilità con l’incarico di assessore all’Urbanistica e Lavori Pubblici ci tengo a precisare che ho già provveduto a prendere appuntamento da un notaio per chiudere l’Associazione 2tr Architettura di cui sono cofondatore — la nota di Montuori —. Sottolineo quindi che tale atto avverrà prima della formalizzazione del mio nuovo incarico nella giunta capitolina». Foma che slitta a data da destinarsi.

 

E infatti i legali del Comune hanno dato l’addio a 2tr come unica soluzione certa per fare entrare Montuori in giunta. Evitando così un altro inciampo alla sindaca dopo le nomine di Salvatore Romeo e fratelli Raffaele e Renato Marra, casi che hanno fruttato a Raggi lo status di indagata dalla procura di Roma per falso e abuso d’ufficio. Il caso Montuori, almeno nei tempi, assomiglia però più a quello di Raffaele De Dominicis, assessore al Bilancio al Comune di Roma per una manciata di ore prima che uscisse il fascicolo aperto su di lui dai pm romani. Adesso, almeno, la frenata di Raggi è stata burocraticamente tempestiva. Sul piano politico, però, l’incidente è inevitabile.

 

A settembre Raggi e il suo staff vennero accusati di superficialità nella scelta De Dominicis. E non solo dall’esterno del Comune, è soprattutto da dentro al Movimento che arrivarono le critiche più aspre verso la sindaca. Per altro si trattava dell’era precedente al corto circuito del «Raggio magico» e al doppio inghippo sui Marra e Romeo, i mal di pancia erano all’ordine del giorno. Stavolta, comunque, il caso Montuori riesce nell’impresa di riaprire quella vecchia ferita: «Ecco, ci risiamo», si mormorava ieri tra i banchi dei deputati grillini. È che la questione, insieme allo stipendio maxi del nuovo dg Franco Giampaoletti, agita tutto il M5S. Dagli scranni del Parlamento passando dalla maggioranza di Raggi rimasta attonita di fronte all’ennesima gaffe. Fino alla base che ancora non ha digerito il sì del Campidoglio allo stadio della Roma. Ieri sera c’è stata una riunione organizzativa del Comune per studiare tempi e modi del nuovo progetto dimezzato nel cemento «privato», e forse anche pubblico, la cui bozza preliminare dovrebbe entrare oggi o domani in Campidoglio. Ecco, anche questo agita la base Cinque Stelle: a seguire gli interessi del Campidoglio ci sono un assessore per ora solo in potenza e l’avvocato Luca Lanzalone che, seppure legato a Raggi con una scrittura privata di «consulenza a titolo gratuito», non è inquadrato in Comune con un atto formale. Tecnicamente, quindi, due signori nessuno.

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