Tradizionalmente votati ad “abbozzare” ed a reagire, al più, con qualche “pasquinata”, i romani si sono abituati anche alla litania, ripetuta fino allo sfinimento dall’attuale amministrazione comunale: abbiamo ereditato il frutto di decenni di mala gestione, abbiamo bisogno di tempo, risorse economiche e maggiori poteri. Intanto Roma scivola sempre più verso il sottosviluppo.
Nessuno nega la sostanziale veridicità della litania, ma, quanto al tempo, dopo due anni qualche risultato si dovrebbe pur vedere, mentre va osservato che ci sono cose che si possono fare senza costi né nuovi poteri: è tutto quello che, con orribile termine, chi amministra le aziende chiama “efficientamento”.
Secondo le più recenti ricerche, nelle 25 città più congestionate d’Italia le aziende di trasporto perdono ogni anno quasi seicento milioni di euro a causa del traffico, con un incremento dei tempi di percorrenza del 25 per cento. Com’era facilmente prevedibile, in testa alla classifica è la città di Roma: nella Capitale gli oltre 165mila veicoli commerciali circolanti impiegano in media il 40 per cento di tempo in più del necessario per i loro spostamenti, con una perdita di circa 200 milioni l’anno, un terzo del totale nazionale, con i conseguenti effetti anche in termini di inquinamento. Al danno economico per le aziende va poi aggiunto quello, più difficilmente calcolabile, del tempo perso in auto dai cittadini in mezzo ad un traffico fuori controllo.
Come sa chiunque abbia mai avuto esperienza di guida nella Capitale, la causa prima del traffico consiste nel parcheggio selvaggio, in doppia e tripla fila, che trasforma le strade, anche le più spaziose, in tortuosi budelli e la guida in una perpetua gimkana.
L’eliminazione del parcheggio creativo risolverebbe miracolosamente buona parte dei problemi del traffico romano, rendendo automaticamente più efficiente il servizio pubblico (al di là dei necessari investimenti per il rinnovamento del parco circolante) che scorrerebbe con più facilità, magari in corsie preferenziali libere e rispettate. Anche Roma, così, potrebbe assomigliare a qualunque altra metropoli del mondo occidentale, in cui nessuno immagina di fermarsi in mezzo alla strada per prendere un caffè o di abbandonare l’auto bloccando la strada, magari con un bigliettino sul cruscotto: sono reperibile al n. 335…..
La guerra alle auto in doppia fila non costa: è sufficiente affrontare il transitorio malcontento di cittadini e categorie interessate (commercianti in primis) e, soprattutto, far lavorare il personale dipendente dal Comune secondo criteri di efficienza. Se i vigili urbani sono troppo pochi o, come si è pure sostenuto, troppo anziani per il troppo faticoso lavorare in strada (varrebbe la pena parlarne ai ferrovieri, agli autisti di camion, a chi lavora nei cantieri, ecc.) non ci sarebbe neanche bisogno – come si sta ventilando – di nuove assunzioni che andrebbero ad appesantire il già troppo gravoso bilancio comunale.
Il saggio ex assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, nel dimettersi dall’incarico per manifesta impossibilità di realizzare quanto avrebbe voluto, ha lasciato un piano di dismissioni di società facenti capo al Comune, inutili e che servono solo a spendere danaro. Si dia seguito al piano e si ricollochi il personale – anziché licenziarlo – là dove è utile: a dirigere il traffico e a fare recuperare a Roma e ai romani libertà di circolazione, dignità di metropoli europea e – perché no? – 200 milioni di euro di minori spese delle aziende.