Politica 2019: da febbraio in campagna elettorale

Per Zingaretti dura battaglia. Prima delle Europee voto in 5 regioni    

Il 2019 e’ iniziato da poco lasciandosi alle spalle un anno alquanto turbolento e ricco di sorprese. Nel 2018 abbiamo infatti assistito alla caduta della seconda repubblica, iniziata nel 1994 con la discesa in politica di Silvio Berlusconi e con la sua sorprendente vittoria nelle elezioni politiche conto la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, allora segretario del Pds, e contrassegnata dalla contrapposizione tra centrosinistra e centrodestra in un sistema bipolare.

Nelle elezioni dello scorso 4 marzo, infatti, e’ avvenuto quello che nessuno pensava: la straripante vittoria del M5S (32,7 per cento), la netta sconfitta del Pd di Matteo Renzi (solo il 18,7%) e l’affermazione nel centrodestra della Lega di Matteo Salvini come primo partito 17,4% contro il 14% di Forza Italia. Da questo risultato scaturito dalle urne e’ nato, dopo mesi di trattative, il “governo del cambiamento” di Giuseppe Conte basato su un contratto (come in Germania tra Cdu-Csu e Socialdemocratici) sottoscritto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

I primi mesi di navigazione della navicella gialloverde non sono stati facili, in quanto sia i pentastellati che i leghisti sono stati visti da Europa, Media e vecchi poteri politici ed economici come i “nuovi barbari” che avevano conquistato Roma. La prova piu’ dura, quella sulla legge di bilancio, ha visto un duro scontro con i vertici Ue di Bruxelles ma alla fine e’ stato raggiunto un compromesso che ha evitato una procedura di infrazione da parte comunitaria ed il mantenimento nella manovra sia del reddito di cittadinanza, caro ai cinquestelle, sia della revisione della Legge Fornero (pensioni), cavallo di battaglia del carroccio.

Si riparte da qui, nel 2019, ma l’esecutivo gialloverde e’ chiamato a superare altre difficili prove. In primis ci sono da scrivere i decreti legge attuativi del reddito di cittadinanza e della riforma pensionistica: ci vorranno almeno due mesi per la loro stesura, anche perche’ il M5S vuole che i due provvedimenti viaggino appaiati e per la prima misura bisogna definire molte cose (dai nuovi centri per l’impiego all’individuazione della platea degli interessati, alle sanzioni per i “furbetti”). Nel frattempo, a febbraio, iniziera’ una tornata elettorale che riguardera’ cinque regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna e Sardegna) che vedra’ la sua conclusione il 26 maggio con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e con una importante consultazione amministrativa. La chiamata alle urne, inevitabilmente, portera’ a frizioni tra pentastellati e leghisti che si troveranno su fronti opposti. E gia’ si prospettano dissensi sia sulla legittima difesa, che la Lega vuole portare avanti subito, sia sulla autonomia regionale fortemente richiesta da Lombardia e Veneto, regioni governate dal centrodestra a guida leghista.

Ma se il 2019  non si annuncia facile per le forze che sostengono il governo, sara’ difficile anche per le opposizioni. Il Pd sara’ interessato per i primi due mesi di gennaio e febbraio nella lotta per la nuova leadership del dopo-Renzi. Sara’ una battaglia dura tra il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, l’ex reggente Maurizio Martina ed il “renzianissimo” Roberto Giachetti. Due mesi di battaglie interne che non potranno non incidere negativamente sulle prossime campagne elettorali regionali ed europee. Non se la passa meglio Fi. Il partito di Berlusconi ha perso molto appeal ed e’ saccheggiato dalla Lega, soprattutto al centrosud. Forse solo la candidatura dell’ex cavaliere alle europee potrebbe frenare il prosciugamento del suo bacino elettorale. Ma il leader azzurro sembra restio ad affrontare in questo momento un confronto elettorale con Salvini che attesterebbe la supremazia del capo della Lega, non piu’ Nord ma nazionale.

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