“In un contesto di disimpegno della politica per il presidio e lo sviluppo del patrimonio industriale farmaceutico del Lazio, dopo la conclamata e irresponsabile indifferenza del Comune di Roma e della Regione Lazio verso la candidatura di Roma come sede dell’EMA (Agenzia Europea del Farmaco), lasciando questa grande opportunità a Milano, un’altra multinazionale del farmaco, questa volta tutta italiana, l’Alfasigma, annuncia di voler chiudere gli uffici amministrativi dell’ex Sigma Tau di Pomezia per trasferirli a Bologna, dichiarando di voler licenziare 456 persone. Gli stessi trasferimenti entrano nello schema ormai rodato dei licenziamenti mascherati. Concetto che prende ancora più corpo nell’imminente era dello smart working”.
L’Alfasigma, nata ufficialmente il 1° agosto 2017 dalla fusione tra Alfawassermann e Sigma Tau rappresenta il terzo gruppo italiano per fatturato, il primo per arroganza e cinismo.
“Il 6 settembre, a Milano, la direzione aziendale, al termine della presentazione del piano industriale in Assolombarda alle organizzazioni sindacali di tutto gruppo, getta la maschera e in quattro gelide slide proietta la fine del lavoro per 456 lavoratori su 1626, di cui 272 informatori e 182 amministrativi e dei servizi di sede. Il prezzo maggiore sarà pagato dall’ex Sigma Tau di Pomezia che, al netto di improbabili trasferimenti, rischia dai 250 ai 300 licenziamenti. Quello che ci sconcerta è che un progetto industriale tutto italiano, con interessanti e auspicabili possibilità di sviluppo, sia stato trasformato in un’operazione di bassa macelleria sociale. Inaccettabile il comportamento dell’azienda che dopo mesi di autocelebrata disponibilità al confronto e al dialogo, invia la procedura di licenziamento collettivo mentre era ancora in corso la riunione sindacale in Assolombarda. Un atto sconcertante e inqualificabile. Preso atto di quanto accaduto, avvieremo tutte le iniziative di lotta chiamando il Governo, la Regione Lazio e il Comune di Pomezia a un’assunzione di responsabilità al fine di ridurre l’impatto sociale di questa riorganizzazione”. Così, in una nota, la Cgil e la Filctem Cgil di Roma e del Lazio.