Raggi e la fine di un amore

La sindaca sta vivendo la rottura di tre grandi amori tutti in una volta: quello con Romeo, fatto diventare fedelissimo e ora denunciato; con il Movimento 5 Stelle, che la sta progressivamente sconfessando e con Roma, la città che l’ha votata e che ora è pentita

Certi amori finiscono, non fanno giri immensi, non tornano al punto di partenza. Certi amori si sciolgono come neve al sole e non c’è più modo di rimetterli insieme. Dev’essere difficile per Virginia Raggi constatare che i suoi ultimi tre amori (non si parla di rapporti personali, ma di amori politici) rischiano di finire come il pupazzo di neve in cortile durante le prime giornate calde di marzo.

Con Salvatore Romeo – il gossip non ci interessa – c’è stato un innamoramento lampo, che ha permesso all’ex funzionario comunale di triplicare lo stipendio e diventare il braccio destro della sindaca. Poi sappiamo tutti com’è finita: Romeo si dimette, Romeo viene inquisito, Romeo sottoscrive polizze per la Raggi, la sindaca lo denuncia con buona pace dei romanticoni. Fine di un amore, senza possibilità di replica.

Ma Virginia ha un altro problema: il Movimento 5 Stelle non la supporta (o sopporta?) più, ed è sempre pronto a remarle contro. Roberta Lombardi, con grande coerenza, l’ha fatto dal primo giorno. Altri, come Luigi Di Maio, traccheggiano. Beppe Grillo non sa più che pesci pigliare. La base è in rivolta: vuole votare sulla questione stadio e si sente tradita dalla sindaca che, in campagna elettorale, diceva di essere contraria all’impianto dell’AS Roma ma che adesso sta premendo perché si realizzi. I grillini chiedono di votare una mozione che annulli tutto e riparta da zero, con cubature ridotte e nessun centro direzionale. Utopia? Si vedrà.

Di certo c’è però che nessuno vuole più avere a che fare con la Raggi. Tutti i candidati alla poltrona occupata da Berdini finora hanno risposto con un educatissimo “no grazie”. Virginia viene lasciata sola, senza sapere a chi affidare un ruolo fondamentale come l’assessore all’Urbanistica.

Infine c’è il rapporto con la gente. Se oggi si rivotasse, la Raggi non andrebbe neanche al ballottaggio. Sono passati otto mesi dall’elezione della prima sindaca donna di Roma e già siamo a un ribaltone. I cittadini romani sono infastiditi. Le buche rimangono, la monezza si accumula e i trasporti continuano a non funzionare? Che fine hanno fatto – si chiedono i romani – le belle promesse della campagna elettorale che li hanno convinti a barrare il simbolo del Movimento 5 Stelle?

Come la si guardi, la fine di un amore è sempre triste. La Raggi però ha ancora una possibilità: riuscire a trovare il modo di far rinnamorare tutti di lei. Ché salire sul carro dei vincitori è sempre tanto facile. San Valentino è passato da poco, perché non sperare nel prossimo?

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