E’ un fine settimana di passione, per Virginia Raggi: la sindaca vive uno dei momenti politicamente (e anche personalmente) più delicati dal momento dell’insediamento in Campidoglio. Nel giro di due giorni è in gioco buona parte del suo futuro, stretta com’è fra la sentenza sul caso del fratello di Raffaele Marra e il referendum sull’Atac.
Cominciamo da quest’ultimo. L’amministrazione comunale è contraria al referendum sostenuto dai radicali per mettere a gara il servizio di trasporto pubblico e consentire così l’ingresso di soggetti privati a gestire autobus e metropolitana. Si tratta di un referendum solo consultivo, senza cioè effetti immediati pratici, ma qualora dovesse vincere il sì, difficilmente Raggi non potrebbe tenerne conto. Anche perchè vorrebbe dire che il quorum sarebbe stato superato, e non è un mistero che al Campidoglio si tifa per un’affluenza minima. La consultazione, infatti, non è stata per niente pubblicizzata a livello istituzionale, come molte forze politiche, anche quelle schierate per il no, non hanno mancato di far notare. Nessuno conferisce al referendum un significato politico che vada al di là del merito del medesimo. Non si tratta dunque di una ‘mid term’ per Raggi, ma certamente risultato ed affluenza possono essere un piccolo termometro per l’amministrazione cittadina.
Il referendum capita proprio il giorno dopo la sentenza sulle presunte false dichiarazioni di raggi nel caso che ha portato alla promozione del fratello di Raffaele Marra. In campidoglio sono tutti certi che la sindaca sarà assolta, ma già da giorni si parla di un ‘piano B’ in caso di condanna. Significative sono state le parole del vice sindaco Luca Bergamo, che, intervistato da Lucia Annunziata, ha parlato della necessità di assicurare “continuità” all’amministrazione. Come interpretarlo? La sindaca, dimettendosi, ha comunque 20 giorni di tempo per ripensarci. Nel frattempo, dunque si potrebbe lavorare ad un’autosospensione dal gruppo dei 5 Stelle, con i consiglieri che, anch’essi potrebbero autospendersi. Il vero rischio, per Raggi e Di Maio è che in caso di elezioni (che si svolgerebbero con ogni probabilità assieme alle Europee, dopo il commissariamento della capitale) la Lega decida di scalare il colle più alto di Roma, con ottime possibilità di successo.