Martedì mattina il carcere romano di Regina Coeli ha vissuto momenti difficili a causa dell’assenza d’acqua. Per alcune ore – in una giornata particolarmente afosa – la rottura di un tubo ha privato della fornitura idrica gli oltre 900 detenuti del celebre carcere di Via della Lungara.
Ben oltre il limite dei posti regolamentari – 600 circa – per un sovraffollamento che si conferma una delle piaghe più gravi del nostro sistema penitenziario. Una violazione che ha portato la Corte Europea dei Diritti Umani a condannare l’Italia per violazione dell’art. 3 della CEDU.
Ma quello dell’acqua non è l’unico problema di Regina Coeli. E se il sindacato di Polizia Penitenziaria SAPPE denuncia l’aggressione alla Lungara ai danni di un’agente a inizio mese, la Garante dei Detenuti di Roma Gabriella Stramaccioni spiega a Radiocolonna che i problemi del carcere sono anche altri.
“Il problema idrico dell’altro giorno ha riguardato l’intera zona ed è stato risolto dopo qualche ora – spiega Stramaccioni a RC – il problema di Regina Coeli è un altro: è una struttura vecchia”.
La garante dei detenuti sottolinea come lo storico complesso di Roma abbia problematiche anche legate al fatto che non è nato come penitenziario. Regina Coeli – come intuibile dal nome dedicato a Maria – è nato nel ‘600 come convento di religiose carmelitane per poi diventare carcere a fine ‘800 dopo la nascita del Regno d’Italia.
“Quello che stiamo facendo è cercare di rafforzare la racconta differenziata – prosegue la Garante – visto che dalle cucina arriva molta immondizia e raccoglierla in maniera ordinata può risolvere alcuni problemi che riguardano l’igiene”.
Recentemente a Regina Coeli è stata aperta una sala che può ospitare i detenuti durante la socialità che è andata a sostituire uno spazio che non riusciva a contenere tutte le persone.
Ma i detenuti del carcere romano dovranno vivere almeno un altro mese con il caldo torrido che aggrava ulteriormente il sovraffollamento.