Le decisioni assunte sabato 7 luglio dall’Assemblea nazionale del Pd in merito al congresso del partito che si dovrebbe svolgere nei primi mesi del 2019, ovvero prima delle elezioni europee di maggio, hanno gia’ iniziato ad avere ripercussioni sulla vita della Regione Lazio. Il presidente Nicola Zingaretti, infatti, a meno di clamorosi colpi di scena, sara’ in lizza per la leadership democratica e, quindi, sara’ inevitabile che da parte delle opposizioni, in particolare dal M5S e dalla Lega, si alzi alla Pisana il fuoco di sbarramento contro il “governatore” che, come e’ noto, non ha la maggioranza in consiglio regionale. E le prime avvisaglie si sono gia’ avute sul fronte pentastellato.
In un incontro tra Luigi Di Maio e la sindaca di Roma, Virginia Raggi, si e’ infatti deciso di buttare alle ortiche il “Tavolo per Roma” di Carlo Calenda, l’ex ministro allo Sviluppo Economico, altro possibile candidato alla segreteria del Pd, e di varare in sua vece una “Cabina di regia interministeriale” che dovrebbe assegnare non solo piu’ soldi alla Capitale (si parla di due miliardi) ma anche maggiori poteri svincolando il Campidoglio, in alcuni settori (per esempio i trasporti), dal controllo e dalla collaborazione con la Regione. E qui il primo attacco a Zingaretti.Dovrebbero infatti parte della “cabina di regia” oltre a Di Maio alcuni ministri, ma nessun rappresentante della Regione.
“Fino ad oggi – ci ha detto un esponente grillino – Zingaretti ha potuto godere di un’opposizione alquanto morbida da parte nostra perche’ abbiamo pensato al bene dei cittadini del Lazio e che non sarebbe stato opportuno intralciare il suo lavoro e rimandare subito alle urne gli elettori. Ma ora, o almeno tra qualche mese, Zingaretti non sara’ solo il governatore, ma soprattutto un rivale a livello nazionale, un tenace oppositore del governo Conte. Non puo’ quindi pensare di governare la Regione facendo la guerra all’esecutivo gialloverde. Forse, quando annuncera’ ufficialmente la sua candidatura alla segreteria del Pd, farebbe meglio a dimettersi per non essere dimissionato”.
Sulla stessa linea i consiglieri regionali della Lega. “Zingaretti e’ in minoranza e, senza le divisioni del centrodestra, non sarebbe mai diventato governatore – ci dice uno di loro -. Se vuole la leadership del Pd, farebbe bene a lasciare la presidenza della Regione, anche perche’ i problemi da risolvere nel Lazio sono tanti e richiedono una costante presenza sul territorio. Cosa che non potrebbe fare chi e’ in corsa per la segreteria nazionale dei Democratici”.
Alla Regione quindi e’ gia’ iniziata una stagione politica molto calda. E non solo per le condizioni climatiche.