Regione: vacanze tranquille, ma poche per Zingaretti

Ora il governatore dispone dei numeri in assemblea per i suoi programmi. Ma con l'autunno dovrà dedicare energie per la segreteria PD

(Foto Omniroma)

Il Consiglio regionale del Lazio ha chiuso i battenti per “ferie estive” ed il presidente Nicola Zingaretti ha sicuramente brindato per la fine di questo inizio di legislatura che lo vede passare da “anatra zoppa” a cavaliere saldamente in sella. Infatti, cio’ che non gli hanno dato le urne, ovvero una maggioranza per governare la regione, glielo hanno fornito due trasmigrazioni dal centrodestra al gruppo misto che, oltre ad indebolire le opposizioni, gli garantiscono i numeri in assemblea per far approvare i provvedimenti collegati al suo programma elettorale.

Con le defezioni di Pino Cangemi da Forza Italia e di Enrico Cavallari dalla Lega, cambia infatti l’assetto del consiglio regionale che ora vede le opposizioni ridursi a 24 componenti ed il conseguente aumento a 27 della coalizione che sostiene la giunta Zingaretti. Ora il “governatore” non dovra’ piu’ trattare – in particolare con i cinquestelle – ogni singolo provvedimento e vivere, di conseguenza, “alla giornata”, ma potra’ portare avanti il suo programma senza alcun mercanteggiamento.

Certo, almeno per il momento, i due fuoriusciti dal centodestra non hanno aderito alla coalizione di centrosinistra, ma sta nei fatti che il passo compiuto aiuta Zingaretti che, dopo la pausa ferragostana, potra’ dedicarsi con maggiore attenzione e passione all’altra grande battaglia che intende intraprendere a livello nazionale: la conquista della leadership del Partito Democratico.

La sua candidatura e’ stata gia’ lanciata da tempo e ha trovato molti sostenitori soprattutto nel fronte antirenziano, convinti della necessita’ di voltare pagina rivolgendosi ad un volto piu’ rassicurante dell’ex presidente del Consiglio ed in grado di riallacciare i rapporti con il LeU e con le numerose e frastagliate formazioni che si muovono alla sinistra del Pd.

In questa battaglia Zingaretti dedichera’ molte energie, anche perche’ il congresso del partito dovrebbe tenersi agli inizi del prossimo anno, il 2019, prima delle elezioni per il Parlamento europeo in programma a maggio. Certo e’ che, se dovesse farcela, difficilmente il “governatore” potrebbe restare  alla guida del Lazio perche’ sia la regione che il Pd richiedono un impegno a tempo pieno.

Zingaretti sara’ dunque obbligato, se dovesse assurgere a segretario del Partito Democratico, alla difficile decisione di abbandonare la Regione, proprio ora che in consiglio puo’ contare su una maggioranza, non omogenea, ma certamente numerica. Certo potrebbe restare in carica, ma dovrebbe sdoppiarsi per svolgere entrambi gli incarichi. E sarebbe facilmente oggetto di attacchi sia all’interno del partito che in consiglio regionale.

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