Nel programma dell’imprenditore in corsa per il Campidoglio si parla dell’utility come interlocutore industriale per soccorrere la municipalizzata nello smaltimento. Il solo impianto di Maccarese non basta a fronteggiare le tonnellate di spazzatura prodotte dalla Capitale, come dimostrano le intere strade spesso assediate dalla spazzatura.
Il matrimonio tra Ama e Acea torna d’attualità. A rispolverare la partnership tra le due municipalizzate è Alfio Marchini, l’imprenditore-candidato sindaco che non dispiace a parte del centrodestra. Dalle 101 proposte del suo programma (la numero 32 per la precisione) ne emerge una che riguarda direttamente la municipalizzata incaricata di raccogliere e smaltire i rifiuti. Ovvero la possibilità per Ama di trovare in Acea “un interlocutore industriale” in grado di aiutarla “a sopperire alla mancanza di impianti e con cui sviluppare partnership operative”. Dunque l’affidamento all’Acea della gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio, con conseguente inglobamento dell’Ama.
La questione è tutt’altro che secondaria, visti i perenni disagi che affliggono i romani sul fronte dei rifiuti, a cominciare da una raccolta a singhiozzo che lascia intere strade piene zeppe di spazzatura. Questo perché Ama dispone ad oggi di un unico impianto di smaltimento, quello di Maccarese.
Troppo poco per fronteggiare le tonnellate di rifiuti prodotti ogni giorno dalla Capitale, che nel tempo hanno costretto Ama a rivolgersi a delle ditte private per accelerare lo smaltimento, con enormi esborsi aggiuntivi. La partecipazione di un’azienda strutturata come Acea allo smaltimento dei rifiuti nella Capitale, dunque potrebbe risolvere una delle maggiori carenze di Roma, spesso ridotta a una discarica a cielo aperto con interi quartieri assediati dalla spazzatura.
Della possibilità di mettere Ama sotto il cappello di Acea, si era già parlato ai tempi di Ignazio Marino, il quale aveva definito “necessaria” l’integrazione tra due aziende. L’idea piace poi anche agli imprenditori laziali di Unindustria, che già un paio di anni fa avevano sollecitato il Campidoglio a prendere in esame la fusione delle due municipalizzate.
Se negli ambienti industriali, secondo indiscrezioni raccolte da Radicolonna, si guarda con grande favore alla partnership Ama-Acea, dal fronte sindacale trapela un certo timore: Acea è controllata dal Campidoglio ma è pur sempre partecipata da privati e questo spaventa non poco alcune sigle, che temono una revisione degli equilibri interni, o peggio possibili tagli.
Ma di motivi per mandare in porto l’intero progetto ce ne sono parecchi stavolta. Innanzitutto le condizioni di Roma per quanto riguarda la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, notevolmente peggiorate negli ultimi anni. Secondo, gli enormi costi sostenuti da Ama, e dunque dai contribuenti romani, visto il continuo affidarsi a ditte terze per alleggerire lo smaltimento ogni volta che il sito di Maccarese è saturo.
Non mancano infine le ragioni industriali, che poi sono anche un po’ quelle del Campidoglio visto che Acea è controllata al 51% dal Comune. L’utility guarda con grande interesse al settore dei rifiuti, tanto nell’ultimo piano industriale 2016-2020 dedica infatti un intero capitolo allo sviluppo del business nel ciclo dei rifiuti, che offre “interessanti opportunità di crescita e consolidamento”, soprattutto nelle regioni di riferimento, tra cui ovviamente il Lazio. Se Marchini vincerà sarà dunque la volta buona? (Gianluca Zapponini)