Un referendum per togliere il monopolio pubblico su ATAC e aprire all’ingresso di privati nell’azienda dei trasporti.
Il tema è caldo e incontra la ferma contrarietà dell’amministrazione guidata da Virginia Raggi: nessuna privatizzazione o esternalizzazione e avanti con la proprietà pubblica.
Il passato e il presente raccontano di varie le iniziative nate per limitare il controllo del Comune di Roma sulla municipalizzata.
A ottobre, in Senato, un blitz di PD, Forza Italia ed ex AN ha proposto di commissariare ATAC per affidarla a un organismo statale. Tentativo fallito solo per assenza del numero legale in Aula.
Oggi i Radicali Italiani, guidati dal segretario Riccardo Magi, hanno iniziato una raccolta firme per dare la parola ai cittadini romani sul futuro dell’azienda del trasporto pubblico. Una partita referendaria che è stata preparata nei dettagli e anticipata da un dossier in cui i Radicali hanno messo nero su bianco i numeri del disastro ATAC.
Tuttavia sul fronte ATAC c’è anche una questione che riguarda la legislazione europea. Parliamo del Regolamento CE 1370 del 2007 sui trasporti pubblici su strada e ferro. Una norma che, nell’articolo 5, dice che la durata delle gare d’appalto per i servizi urbani – non nazionali – non può superare i 10 anni. Il regolamento, quindi, imporrebbe ad ATAC di andare a gara nel 2019 in ogni caso, con o senza referendum.
Perché organizzare una consultazione popolare se, tra due anni, la legislazione europea potrebbe dare un impulso concorrenziale anche alla vicenda ATAC?
Riccardo Magi a Radiocolonna ha spiegato le insidie del regolamento 1370 da cui nasce l’esigenza di un referendum per mettere a gara i servizi di ATAC.
“Il regolamento EU prevede gare d’appalto ma anche deroghe per fare affidamenti diretti – spiega Magi a RC – basta fare una dichiarazione, non veritiera, che la soluzione in house è più conveniente e il gioco è fatto”.