Rogo Pomezia, con amianto sale rischio e rabbia

L’apice della mala gestione dei rifiuti colpisce duramente abitanti e aziende vicine all’edificio-Killer ed è un campanello d’allarme per Roma

Intervento per incendio (Foto Vigili del fuoco)

Mentre continuano i roghi alla Eco-X di Pomezia nonostante l’instancabile azione dei vigili del fuoco, fra le colonne di fumo nero cominciano a distinguersi porzioni di coperture che sembrano di forma tipica a quelle in amianto. Com’è noto le polveri di questo materiale, da tempo fuorilegge, sono molto pericolose e potrebbero aggiungere un grave ulteriore rischio per la salute degli abitanti della zona e di quelli che verranno raggiunti dalla nuvola nera. Fortunatamente, da una prima analisi, sembrerebbe che si tratti del tipo “incapsulato”, una variante di amianto meno nociva per l’uomo.

 

Per ora a pagare della grave inefficienza di chi avrebbe dovuto tutelare la salute, sono soprattutto coloro che vivono, studiano e lavorano intorno all’edificio-Killer, tenuti all’oscuro della gigantesca dose di pericolosi veleni che nascondeva. Le famiglie più vicine al rogo fatte evacuare non possono ancora rientrare nelle loro abitazioni. Chiuse questo lunedì e martedì le scuole di Pomezia e della vicina Torvaianica per pulire gli edifici.

 

Anche le scuole di Ardea restano chiuse lunedì. Vietato il pascolo, tenuti al chiuso gli animali da cortile, stop alla coltivazione, raccolta e quindi alla vendita di frutta e verdura nel raggio, per ora, di cinque chilometri dal rogo. E ciò interessa un’area di almeno 4mila ettari, dove operano circa 150 aziende agricole. Previsto anche il lavaggio delle strade limitrofe a scuole ed edifici pubblici. Mentre continua il divieto di lasciare finestre e porte aperte nel raggio di due chilometri. I dipendenti dell’outlet di Castel Romano, a poca distanza dalla zona del rogo, hanno manifestato particolare preoccupazione per le condizioni di lavoro in cui operano già da sabato.

 

Intanto sale la tensione e gruppi di cittadini si uniscono per chiedere il risarcimento dei danni e di eventuali conseguenze sulla salute per il diffondersi del bruciore agli occhi, alla gola e mal di testa. Anche se la sindaca di Roma Virginia Raggi, a cui fa capo la città metropolitana e quindi sia pure indirettamente anche Pomezia, continua a tranquillizzare sulla base dei rilievi dell’aria secondo i quali non ci sarebbero sostanze inquinanti. Nemmeno a Ciampino, Cinecittà e Fermi, aree vicine al rogo, non sono stati rilevati picchi di concentrazione di ossido di azoto, di polveri o di benzene. Anche in tutte le altre centraline Arpa di Roma la situazione sarebbe normale.

 

Ma la sindaca dovrebbe quanto mai dimostrarsi ben consapevole del campanello d’allarme che l’infernale rogo di Pomezia significa per tutta la mala gestione dei rifiuti che l’amministrazione M5S non dà segno di saper debellare. Infatti Roma è ormai assediata e odorante per l’accumulo sfrenato di immondizia che favorisce la proliferazione di ratti e insidiosi insetti, senza che bastino i milioni spesi per imbarcarla su navi e treni e portarla all’estero. Mentre dal Campidoglio arriva per ora solo l’assicurazione che vengono salvaguardati i migliori principi ecologici.

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