Roma a rischio, un palazzo su due può crollare

L'allarme di Confartigianato edilizia:" Il Campidoglio coinvolga i privati per la messa in sicurezza"

Manutenzione mordi e fuggi, aziende che lavorano al ribasso, immobili non a norma. Sono questi e tanti altri gli elementi che rischiano di far venire giù nella Capitale almeno un palazzo su due. Un dato allarmante se si pensa che Roma è una città a rischio sismico medio alto e almeno il 60 per cento degli edifici periferici, secondo il presidente di Confartigianato Edilizia Marco Matteoni, sarebbe a rischio lesioni importanti.

Un numero impressionante, scrive Il Tempo, che riguarderebbe edifici che si trovano all’interno delle mura Aureliane e sono stati costruiti prima degli anni Cinquanta. Ma anche gli edifici più recenti non godono di migliore salute e destano analoghe preoccupazioni, perchè larga parte dell’edilizia residenziale pubblica degli anni ottanta e novanta non sarebbe in regola con le più recenti norme antisismiche, per non parlare della mancata manutenzione.

“Serve subito un tavolo di confronto con il Campidoglio e le associazioni di categoria – chiede il presidente di Confartigianato Edilizia Marco Matteoni – per mettere mano ad un patrimonio immobiliare che dire pericolante è dire poco. Le recenti scosse di terremoto hanno lesionato nella Capitale centinaia di palazzi e reso ancora più precarie le loro condizioni”. In particolare, l’Associazione chiama in causa i privati viste le casse vuote dell’Amministrazione.

Quali le zone più a rischio nella Capitale?

Secondo la Confartigianato ci sarebbero intere zone non ancora messe a norma dal Comune come Prima Porta, alcune aree del litorale, ma anche nelle cinture periferiche lungo il raccordo, come San Basilio, la Magliana, l’Aurelia. E proprio quest’ultima, a causa delle recenti piogge torrenziali, ha visto qualche giorno fa sprofondare letteralmente un pezzo di strada vicino l’Aurelia Hospital. ” Ci sono edifici di residenza popolare che hanno tuttora infiltrazioni di acqua e danni strutturali – conclude Matteoni – troppo spesso si fa una manutenzione mordi e fuggi perchè le aziende sono costrette a lavorare al ribasso”.

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