Il Messaggero sabato scorso riportava che Amsterdam sta prendendo delle misure per contenere il cosiddetto ‘’overtourism’’, ossia l’invasione di visitatori, in buona parte low cost. Ma Roma – scriveva il quotidiano della Capitale – ha già risolto questo problema. Altro che strategia pianificata: tra i monumenti, cumuli di spazzatura nelle zone di pregio, bus in fiamme, borseggi e piccole truffe. Nulla funziona e tutto oscura l’immagine di una Roma che viaggia lontano. A questa immagine totalmente negativa si sommano le foto diffuse sui social e i servizi dei corrispondenti della stampa e delle tv straniere.
Anche il recente pressing della sindaca Virginia Raggi sul Premier, Giuseppe Conte, perché, di fronte alle tante emergenze della Capitale, risolva al più presto la questione dei poteri e del debito storico di 12 miliardi di euro, ha per ora ottenuto solo una fredda e generica promessa di discussione. Non è però ormai solo Roma che trema. Tutto il Paese si sta rendendo conto che il ‘’dopo’’ Europee sembra peggio del “prima’”, con i due partiti al governo, Lega e M5S, che continuano il ‘’game’’ lungo lo stivale italico, lanciando qua e là strali di parole.
La lettera di risposta alla Commissione Ue, preoccupata dello sforamento da parte dell’Italia dei limiti al deficit, si è prestata all’ennesima strumentale fuga di notizie. Ha favorito un aggiustamento, ma difficilmente piacerà all’Europa, nonostante la corposa documentazione allegata. Nella bozza circolata, il ministro Giovanni Tria azzardava un freno ad alcune misure welfare, ossia pensioni e reddito cittadinanza, ma dopo la bocciatura del vice premier Luigi Di Maio, ha subito corretto il tiro, smentendo anche il contenuto della fuga di notizie.
Come Roma non ha bisogno di una strategia per combattere l’ overtourism, cosi l’Italia è sempre più facile preda della speculazione sui mercati finanziari. Li favorisce lo slogan salviniano ‘’ meno tasse più lavoro’’ . La propagandata flat tax e l’aumento dei posti di lavoro sono sempre meno credibili. Soprattutto dopo il fallimento di quota cento per le pensioni e del reddito di cittadinanza, che ha deluso i cittadini, ma ha contribuito ad aumentare il mega debito del Paese.
Per la cosiddetta ‘’Italia invisibile’’, quella delle periferie e delle aree interne del Paese, dopo anni di abbandono, le promesse di Salvini e Di Maio erano sembrate manna dal cielo. Tuttavia, man mano che agli annunci non sono seguite le azioni, gli ‘’ex invisibili’’ hanno cominciato ad allontanarsi dai 5 stelle. Pesa senz’altro, fra le tante disillusioni, anche la questione “venefica” dell’Ilva di Taranto.
Ed ora anche per la Lega, la stagione delle promesse è giunta al capolinea. La resa dei conti è alle porte. Ora Salvini deve dimostrarsi capace di promuovere provvedimenti con una reale rispondenza nello sviluppo dei territori e delle imprese. Ecco il vero presupposto indispensabile per la creazione di posti di lavoro e combattere le diseguaglianze. Ma purtroppo questo non sembra far parte del “dna”, passato e presente della Lega e tantomeno del suo leader.