Per tre cittadini su quattro Roma è in declino. Per un elettore su due di Virginia Raggi la città sta regredendo. Il 54 per cento dei romani considera il modo di amministrare dei Cinquestelle simile a quello degli altri partiti. Il sondaggio SWG-Il Messaggero, pubblicato nei giorni scorsi, offre un quadro di Roma e dell’amministrazione pentastellata poco confortante.
Se non c’ è ancora un sondaggio è facile raccogliere anche a Milano severe critiche verso la giunta Pd, guidata da Beppe Sala, che sia pure abile a nascondersi dietro la prestigiosa facciata imprenditoriale del capoluogo lombardo, dimostra un grande immobilismo e inefficienze, soprattutto nelle zone periferiche e meno centrali.
Il governo di una città non solo è esposto a verifiche più severe di quanto lo sia l’amministrazione di un’ intero Paese, ma il consenso raccolto, e spesso il dissenso sul piano locale, incide sempre di più sulle scelte elettorali a livello nazionale.
Tuttavia c’ è una grande differenza fra il MoVimento di Beppe Grillo e il Pd di Matteo Renzi, sconfitto dal centro destra alle passate elezioni amministrative, nonché con tutti gli altri partiti.
Il M5s non è in competizione con centrodestra o centrosinistra, e tantomeno è in cerca di alleanze. ‘’I sondaggi da tempo dicono – scrive Mauro Magatti sul Corriere della Sera – che il MoVimento 5 Stelle è potenzialmente in grado di raccogliere un ampio consenso trasversale tra elettori che nel passato hanno sostenuto un partito, tanto di destra che di sinistra, distribuiti su diverse classi sociali e fasce di età ( con una certa prevalenza di giovani).’’
Per il sociologo dell’ Università Cattolica di fronte al ripetersi di scandali e inefficienze sono in tanti a ritenere che peggio per peggio, l’unica strada che rimane sia quella di affidarsi a persone, magari impreparate e improvvisate, ma almeno oneste, e fuori dai giochi di potere della politica politicante.
L’analisi di Magatti evidenzia da un lato che nel M5s domina l’idea che il nuovo possa e debba essere costruito saltando la mediazione partitica per riuscire ad abbattere la casta, utilizzando la rete come infrastruttura sociale. Dall’altro stigmatizza la figura del capo-garante, Beppe Grillo, estraneo all’agone elettorale, con un potere insindacabile di intervento e di censura su qualsiasi decisione e di espulsione degli eletti ( e in futuro dei ministri). ‘’Rete e capo politico – rileva – si pongono come soluzione ai problemi delle democrazie avanzate e che nessuno in Occidente sa bene come risolvere.’’
Per Magatti a spingere verso il successo elettorale del MoVimento guidato da Grillo sono quindi immaginari profondi e molto potenti. ‘’Chi si vuole opporre a questa proposta – avverte – mediti attentamente sulle proprie mosse e sui contro-immaginari che esse alimentano.’’
Cosi persino i palesi insuccessi della Raggi alla guida della Capitale non preoccupano Grillo. Anche se hanno scontentato la metà dei suoi elettori – potrebbero esserci in autunno novità sulla gestione della Capitale – le peripezie della sindaca non scalfiggono l’immaginario di molti , che la Rete alimenta in continuazione in ciascuno e in tutti, verso un potere e un mondo incantato, ma comunque – ed è fondamentale – finalmente ‘’diverso’’.
E lo dimostrano recenti sondaggi sulle regionali di novembre in Sicilia che indicano M5s, sia pure in leggerissima flessione, come il primo partito con oltre il 30 per cento.