Roma, le elezioni rimangono un rebus. Dove va Marchini?

Il costruttore romano contesto tra Pd e Fi. Mentre i 5 Stelle…

Saranno mesi lunghi, lunghissimi, quelli che separeranno la Capitale dalle elezioni amministrative che dovranno darle un nuovo sindaco. Per almeno tre motivi: in primo luogo, per l’incertezza sui tempi. Il commissario Tronca si è insediato da pochi giorni e il suo mandato dovrebbe scadere, legge alla mano, alla prima data utile per le elezioni (quindi, in primavera). Ma i nodi da sciogliere intorno al suo mandato rimangono molteplici. Perché il Giubileo è alle porte (e questo è il secondo motivo) e i 30 milioni di pellegrini annunciati rischiano di paralizzare – ulteriormente – la città.

Renzi, dal canto suo, sembra voler riconoscere alla situazione lo status di “eccezionale” e, di conseguenza, vuole prorogare il mandato di Tronca almeno fino alla conclusione del Giubileo della Misericordia (20 novembre 2016), regalandosi un ulteriore anno per poter trovare un nome accettabile per il Pd.

Già, perché proprio intorno ai nomi che verranno proposti i romani vivranno i momenti di maggiore “passione” (terzo e ultimo motivo): al momento il Pd, se si dovesse votare domani, si attesterebbe sotto il 20%, venendo sopravanzato nelle preferenze dal Movimento 5 Stelle, dalla Lista Marchini e, forse, perfino da un raggruppamento di centro-destra, magari con un asse Salvini-Meloni che porti quest’ultima a insidiare le posizioni di testa per sedersi in Campidoglio.

Al di là dei sondaggi, c’è un nome corteggiato da tutti gli schieramenti (M5S escluso), ed è quello di Alfio Marchini. Il costruttore romano, già candidato sindaco nel 2013, ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre più preminente e oggi è conteso sia da destra che da sinistra. La settimana scorsa l’investitura ufficiale di Silvio Berlusconi – che aveva dichiarato di puntare forte su Marchini – sembrava una pietra tombale sul risultato finale delle elezioni. Poi, però, il costruttore ha fatto un passo indietro, sostenendo di non sentirsi del tutto vicino alle posizioni del centro-destra. A quel punto Berlusconi, punto sul vivo, l’ha definito “un arrogante”. Ma il danno ormai era fatto: Salvini e la Meloni non hanno preso bene l’intervento “ a gamba tesa” dell’ex Cavaliere. Si sono sentiti scavalcati, specie in una città, Roma appunto, in cui Giorgia Meloni gode di consensi crescenti.

Ma se a destra la situazione è complessa, a sinistra è letteralmente ingarbugliata. Intanto, perché dopo l’esperienza Marino il Pd romano è ai minimi storici. Sconta, il partito, due problemi opposti eppure entrambi “pesanti”: da un lato, la gestione Marino; dall’altro la “congiura” di palazzo con cui è stato fatto cadere il chirurgo genovese. Orfini cerca di ricucire lo strappo, ma i nomi fin qui proposti (Fabrizio Barca su tutti) non sembrano essere convincenti. L’unico nome possibile sarebbe proprio quello di Alfio Marchini: ma davvero il costruttore romano sarebbe disposto a giocarsi la reputazione per candidarsi con il Pd? La risposta, al momento, è un enorme punto interrogativo. Così come il futuro della Capitale, sempre più vilipesa, offesa e calpestata. (MS)

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