Roma record per consumo di suolo, allarme alluvioni

Nella provincia di Roma il consumo del suolo pari a 725 km quadrati. Nella regione nove comuni su dieci a rischio idrogeologico

Consumo di suolo e rischio alluvioni nel Lazio
Consumo di suolo e rischio alluvioni nel Lazio

Nella provincia di Roma nel 2017 il consumo di suolo era pari a 725 chilometri quadrati. Un dato nettamente superiore alle altre province del Lazio, triplo ad esempio a quello di Latina e Frosinone. Ma nella regione, il comune col consumo di suolo rispetto alla superficie territoriale è Ciampino col 41,5%, Anzio col 35% e Frosinone col 29%. Preoccupante poi che nove comuni su dieci siano a rischio idrogeologico. E’ il quadro, a tinte nere, che emerge dal rapporto Ispra.

Più in generale, Il 91% dei comuni italiani è a rischio dissesto idrogeologico e oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità. Il rapporto rileva un peggioramento della situazione nel 2017 rispetto a due anni prima, quando la percentuale di comuni era l’88%; aumenta poi la superficie potenzialmente soggetta a frane (+2,9%) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (+4%), vale a dire per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni.

Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50mila kmq), quasi il 4% degli edifici italiani, oltre 550mila, si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata. Sono oltre 7 milioni le persone che risiedono nei territori vulnerabili, più di 1 milione in aree ad alta pericolosità.

Le percentuali più consistenti si trovano in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria. In nove Regioni, poi (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria), il 100% dei comuni è a rischio idrogeologico, mentre l’Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di comuni a rischio tra il 90% e il 100%. Le industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono quasi 83mila, con oltre 217mila addetti esposti a rischio. Il numero maggiore di edifici è in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio.

Minacciato anche il patrimonio culturale italiano: secondo l’ISPRA, nelle aree franabili ci sono quasi 38mila beni, dei quali oltre 11mila ubicati in zone ad alto rischio, mentre sfiorano il tetto di 40mila i monumenti a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi. Ipotesi da tenere comunque in considerazione, per quanto rari, considerato che i danni sarebbero, sottolinea l’ISPRA, “inestimabili e irreversibili”

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