Il commissario di Roma Francesco Paolo Tronca vuole togliere i minimarket e i “kebabari” dal Centro Storico di Roma. Se la questione fosse così semplice e la filiera burocratica romana fosse divenuta improvvisamente lineare e percorribile nessun romano – soprattutto se residente in centro – potrebbe essere contrario alla decisione commissariale.
Radiocolonna ha deciso di indagare sui punti della delibera 36 che rischiano di avere conseguenze negative sulle attività produttive del I Municipio di Roma. La delibera in questione vuole eliminare tra le ‘attività tutelate’ gli alimentari, quindi anche quei minimarket orientali spesso accusati di vendere alcol fuori legge e di contribuire al degrado della movida romana. Una misura che includerebbe molte aree del centro ma anche del Municipio II (San Lorenzo-Parioli) e XV(Ponte Milvio).
Ma cosa s’intende per ‘attività tutelata’? Come cambierebbe il commercio locale se venisse approvata la delibera 36? In centro i negozi sotto tutela sono le librerie, i negozi di giocattoli, gli alimentari, gli esercizi storici che hanno dovuto accogliere tra i ‘privilegiati’ – loro malgrado – anche attività affini senza nessun connotato storico e senza alcuna specificità locale. Il meccanismo prevede che se dovesse chiudere un’attività tutelata al suo posto potrebbe riaprirne solo una sotto tutela. “Questo sistema ha fatto si che quando chiudeva una bottega storica o un calzolaio al loro posto apriva un minimarket – racconta a Radiocolonna Jacopo Emiliani Pescetelli, assessore al Commercio del Municipio I – la delibera di Tronca non impedirà tout court nuove aperture ma ne bloccherà l’insediamento nelle zone tutelate o al posto delle attività sotto tutela”. Effetti positivi che secondo Emiliani seguono un principio sbagliato, visto che “io Comune non devo dare l’impressione di un commercio chiuso ma di un meccanismo aperto a tutti purché vengano garantiti determinati requisiti di qualità”.
Creare intere aree destinate ad attività tutelate comporta il rischio di ritrovare vie fantasma con serrande abbassate, zone turistiche rese spettrali dall’assenza di esercenti in grado di soddisfare i requisiti per sostituire attività tutelate in via di chiusura. Un colpo al commercio e all’impatto del turismo sull’economia locale che potrebbe essere attenuato da un approccio meno rigido sulle nuove aperture ma intransigente sulla qualità dei prodotti venduti. “Nel Centro Storico il concetto di residenza è cambiato, molti residenti lasciano il centro per far spazio a strutture ricettive, legali e non – conclude Emiliani – creare aree tutelate senza la clientela storica può rivelarsi un boomerang pericoloso”. (Giacomo Di Stefano)