Roma-Viterbo, le ultime cronache: opere inutili e treni soppressi

Continua l’indagine di Radiocolonna sui disagi della Ferrovia Roma Nord

Sprechi, spese incomprensibili e il sospetto che sia in atto un boicottaggio della linea ferroviaria che collega Roma a Viterbo. Le ultime cronache provenienti dalla Ferrovia Roma Nord – inaugurata nel 1932 nel decimo anniversario della Marcia su Roma – descrivono le criticità di una linea che gradualmente sta lasciando il posto al trasporto su gomma. Radiocolonna ha già documentato il progressivo aumento delle corse della COTRAL a scapito dei treni regionali, denunciato sul proprio sito da Gianfranco Lelmi, pendolare e grande conoscitore della tratta. Stavolta l’interrogativo riguarda la gestione complessiva del trasporto pubblico regionale che dalla Capitale porta alla Tuscia, a partire dalla predilezione per un sistema di trasporto – quello su gomma – più costoso e lento rispetto a quello su rotaia.

Una corriera in media dura otto anni, i pezzi di ricambio necessitano un cambio frequente e la manutenzione ordinaria implica costi notevoli e un sistema d’appalti ben delineato. I TIBB sono i vecchi treni della Ferrovia Roma Nord – attivi dal 1939 – ancora funzionanti, spesso utilizzati per trainare i convogli guasti ma attualmente fermi, in uno stato totale d’abbandono alla mercé di vandali e incuria. Una sorte analoga sta toccando alle infrastrutture della linea Roma-Viterbo. Nei pressi di Soriano nel Cimino – altezza Sant’Eutizio – c’è un ponte pericolante che rischia di crollare e di provocare un disastro. Lungo la linea molte traversine sono instabili e in caso di cedimento potremmo assistere – ipotesi estrema – a un crollo strutturale della ferrovia sotto le tonnellate del convoglio.

 

Capitolo pali ferroviari: la maggior parte delle strutture risale al 1932 o in certi casi al primo decennio del novecento. Di recente sono stati cementificati nuovi pali ma in punti inutili, a volte chiusi al transito, insieme a muraglie che pare siano costate centinaia di migliaia di euro. “Negli anni ’80 e ’90 c’era un addetto delle ferrovie che alle 4 di mattina andava a controllare tutta la tratta – ha raccontato Gianfranco Lelmi, raggiunto da Radiocolonna – oggi nessuno sorveglia l’infrastruttura e pare che tutta la questione possa essere riassunta con un solo concetto: l’abbandono”. (Giacomo Di Stefano)

 

 

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