“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” diceva Bertolt Brecht. Ma forse non si era mai trovato incolonnato nel traffico capitolino, o prigioniero dei rifiuti abbandonati o, ancora, bloccato in una stazione della metropolitana in attesa di un mezzo che lo traghetti – novello Dante – da una sponda all’altra del Tevere. A Roma servirebbero eccome degli eroi: guidatori dell’Atac che riescano a far funzionare un trasporto pubblico locale ormai allo sbando; operatori ecologici che riescano a risollevare le sorti di una gestione dei rifiuti che si sta trasformando rapidamente in emergenza endemica. Quello di cui la Capitale però non ha bisogno sono scrutatori presi proprio da queste categorie di lavoratori.
La storia è semplice: 850 tra autisti e macchinisti saranno impegnati in occasione delle elezioni amministrative. Facendo saltare una corsa su quattro. A loro si dovrebbero aggiungere 400 dipendenti Ama (di cui 300 impegnati nel lavoro su strada, cioè quello di raccolta e pulizia). E la città, che ha appena cercato di superare – non senza ammacchi – le ondate di scioperi dei giorni scorsi, rischia di precipitare nuovamente nel caos. Atac ha cercato di mettere la classica pezza – che rischia di essere peggiore del buco – promettendo di congelare tutti i permessi sindacali dal 3 al 6 giugno. Perché di tutte le richieste arrivate alla direzione centrale da parte dei lavoratori, solo 69 svolgeranno il ruolo di scrutatori, mentre gli altri 800 saranno impegnati come rappresentanti di lista. Piccolo dettaglio: mentre gli scrutatori saranno chiamati a lavorare per 16 ore consecutive, i rappresentanti di lista no, potranno fare una fugace apparizione al seggio e poi dileguarsi nel nulla. A differenza di Atac, inoltre, l’Ama non ha predisposto alcun piano di sostituzione o di precettazione per i lavoratori impegnati nelle elezioni amministrative.
L’Asl è già stata allertata per svolgere una serie di controlli a tappeto per tutti coloro che si sono messi in malattia, magari per sfruttare il ponte del 2 giungo che a tanti faceva gola.
Una cosa è certa. Che in una campagna elettorale tra le più deludenti degli ultimi decenni, in cui i candidati si sono sfidati a colpi di slogan, senza riuscire a portare un concetto sul concreto – basti pensare a Virginia Raggi che recita in favore di telecamera, in maniera gattopardesca, un “cambiare tutto o non cambierà niente” – Roma rischia di implodere. Con il Giubileo che durerà ancora sei mesi; con la spazzatura che si accumula agli angoli delle strade; con un trasporto pubblico avvilente, che abbandona interi quartieri al loro destino; con una Capitale che ormai non ha più appeal e che chiede a gran voce aiuto. In questo calderone infernale, Roma non si merita ulteriori disagi. Servono eroi, eroi veri che siano disposti a salvarla. Già, ma dove sono? (MS)