Il monitoraggio delle scuole nel post sisma prosegue a livello di area metropolitana. Nelle 48 ore dopo il terremoto di domenica sono partiti, e si sono conclusi, i controlli nei nidi, nelle materne e nelle elementari, di competenza comunale, in totale sono 1044 gli istituti monitorati. Ma per gli architetti di Roma ancora oggi “mancano strumenti e un sistema organizzativo efficiente”.
Il consigliere dell’Ordine degli Architetti Simone Ombuen guida all’interno dell’organismo un gruppo di lavoro sulla sicurezza statica degli edifici di Roma, istituti scolastici compresi. “La responsabilità è affidata ai presidi ma questi non hanno competenze tecniche per fare manutenzione. – dice Ombuen – Non c’è una politica di gestione del patrimonio scolastico. E allora succede magari che laddove c’è più domanda c’è meno offerta, e dove c’è molta offerta c’è poca domanda”.
E poi, fa notare l’architetto dovrebbe esserci “una mappatura degli edifici, mancano delle schede dettagliate e complete del patrimonio scolastiche, se non hai le planimetrie dell’edificio che va a controllare, come fai? Ogni verifica non sarà completa”.
Cittadinanza Attiva ha calcolato che circa il 39% delle scuole italiane ha problemi strutturali, e Roma rientra in questa media. “In caso di problemi il dirigente scolastico si rivolge a protezione civile locale. Va detto però che i nuovi edifici sono bassi, massimo due-tre piani, quindi il rischio di crolli strutturali è difficile – dice Ombuen – E infatti spesso cadono i controsoffitti”.
Ma quali sono i quartieri più a rischio per tutti gli edifici e quindi anche per le scuole? “I terreni alluvionali, e quindi quelli lungo il Tevere, amplificano le scosse telluriche – continua Ombuen – Le scuole realizzate negli anni ’30, e non sono poche nel I municipio ma anche nelle aree attorno al centro storico, di solito sono solide, anche perché in quegli anni si abbondava col cemento”. (Alg)