Scuole, gli Ingegneri: il 60% degli edifici senza manutenzione

La presidente dell’Ordine Cappiello: serve un parternariato tra pubblico e privato

Scuole a Roma e nel Lazio
Scuole a Roma e nel Lazio

“Il 60% degli edifici ha necessità di importanti interventi di manutenzione. Negli ultimi quindici anni in Italia sono stati conclusi 1.617 interventi di risanamento nelle scuole sui 2.651 previsti e questo a causa di insufficienza di risorse, caos normativo e sovrapposizione delle competenze tra MIUR e Regioni. Purtroppo, non ci sono ricette magiche per risolvere questa situazione”. La presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma Carla Cappiello delinea una quadro a dir poco preoccupante sullo stato delle scuole della Capitale. Allarme lanciato anche ieri nel corso dell’assemblea dell’Ance.

Dunque, per Cappiello, “per le scuole, come per tutti gli edifici, sia pubblici sia privati, si dovrebbe passare da una logica emergenziale a una cultura della manutenzione, per la prevenzione. Se non ci saranno interventi programmati e costanti, ci si ritroverà sempre in una grave emergenza, che il Paese non è in grado di sostenere economicamente. Oggi, a mio avviso, il Ministero delle Infrastrutture e il Ministero dell’Istruzione dovrebbero compiere una ricognizione degli istituti, che, in caso di rischio accertato, come sentenzia la giurisprudenza penale, andrebbero chiusi, non essendo dei luoghi sicuri per nessuno, studenti e personale scolastico”.

In merito alle zone a rischio, Cappiello dice che “tutte le zone sono potenzialmente a rischio, poiché sono a rischio tutti gli edifici che sono stati costruiti prima del 1974, cioè prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, e che non hanno nel corso del tempo adeguato le strutture a questa normativa”.

Ecco perché è indispensabile coinvolgere i privati. “Il partenariato – dice la presidente degli Ingegneri – è per definizione un rapporto tra soggetti della stessa dignità formale e con le medesime capacità, un rapporto, pertanto, tra pari. Il privato viene così “elevato” da destinatario dell’azione amministrativa a partner. Tale cooperazione non si limita, come negli appalti, alla sola attività di progettazione e costruzione dell’opera pubblica o esecuzione del servizio, ma coinvolge il privato, altresì, in tutte le fasi dell’operazione, dalla proposizione e progettazione dell’intervento, al finanziamento e alla gestione economica. Il ricorso a contratti atipici è da ritenere coerente con l’ordinamento europeo,  che legittima in via di principio la cooperazione, che si realizza attraverso il Partnariato Pubblico Privato. Inoltre, attraverso il contratto atipico, la pubblica amministrazione ed i soggetti privati, non essendo vincolati da una specifica disciplina normativa, troverebbero modelli di cooperazione adeguati alle fattispecie da regolare, così da disciplinare in maniera flessibile l’assetto dei rispettivi interessi, rispettando il fine istituzionale dell’ente e dosando i reciprochi rischi e responsabilità caso per caso”.

Dunque, “l’Ordine mette a disposizione i suoi ingegneri e le loro esperienze professionali, per determinare i rischi  degli edifici scolastici. Si dovrebbero sempre valutare le competenze di chi fa le perizie, al di là delle società o degli studi prescelti. Chi analizza le scuole deve essere altamente preparato negli ambiti dell’ingegneria strutturale. E l’Ordine è disponibile ad aprire un dialogo con le istituzioni nell’individuare una priorità di interventi a breve e lungo raggio temporale da effettuare nelle scuole”.

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