Senz’acqua la mattina, al risveglio; e anche la sera, durante la preparazione della cena. Avviene all’Appio, soprattutto nella zona di Santa Maria Ausiliatrice e piazza Ragusa, e al Flaminio a piazza Mancini e dintorni.
L’Acea Ato2 di Roma sta facendo le relative verifiche sullo stato della rete, ma al momento sembra non avere una soluzione. L’unico strada che è stata studiata è la chiusura dei nasoni, non in tutta la città, ma in speciale modo nella parte sud orientale della città. Riduzione anche del flusso di tante fontanelle che sono nel centro storico. Ma non si potrebbero mettere dei rubinetti? No, perché il flusso continuo dell’acqua assicura la pulizia della conduttura.
Gli ultimi dati parlano di una dispersione del 43%, a fronte di una media nazione del 35%, superiore a città che storicamente hanno una rete più datata come Palermo e Napoli.
Il fatto è che dal 2012 al 2015 Acea Ato2 ha preferito investire due terzi del proprio bilancio nella depurazione e nelle fognature, piuttosto che nel settore idrico. Questo ha provocato una scarsa manutenzione delle condotte della Capitale che, appunto, risultano tra le più malandate di tutta Italia.
E la situazione potrebbe peggiorare. I comuni sul lago di Bracciano, storica riserva idrica della Capitale, hanno chiesto che termini la captazione di acqua dal bacino, già in crisi da questo inverno per effetto delle scarse piogge.
Per Coldiretti, giugno è stato bollente. Le temperature massime sono risultate superiori di 3,6 gradi la
media di riferimento con un valore di 28,3 gradi, mentre le precipitazioni sono risultate in calo del 65,4% provocando una
crisi idrica di portata storica a livello nazionale. E la pioggia nel Lazio e a Roma non è prevista nemmeno nei prossimi giorni.