Sfasciacarrozze della discordia: il caso Centocelle e Caffarella

Il 2016 anno della verità per gli sfasci romani. Indagine ambientale sull’Almone

Sfasciacarrozze ufficialmente fuori legge, altri accusati di inquinare le falde acquifere di parchi e fiumi.

Per l’amministrazione capitolina il 2016 si è aperto con la deflagrazione del caso dei siti che si occupano di smaltire automobili e ferri vecchi. Una grana che parte dall’immensa distesa di sfasciacarrozze presente nel Parco di Centocelle, oltre 30 attività che dal primo dell’anno sono “illegali” per via della scadenza – non prorogata – delle concessioni comunali. Un’ impasse creata dalla mancanza di un sito alternativo su cui riversare la distesa di demolitori e carcasse di automobili che oggi ne rende necessaria la permanenza su una delle aree verdi più grandi della Capitale. Il progetto di bonifica di aree naturali e protette prevede lo spostamento delle attività al di fuori del Grande Raccordo Anulare come a Osteria Nuova, uno dei siti individuati da un progetto che risale agli anni ’90. Ma le lungaggini burocratiche e le polemiche politiche stanno rendendo impossibile la scelta del luogo ideale dove dislocare tonnellate di ferraglia con il risultato di prorogare – fuori legge – la permanenza degli sfasciacarrozze sul Parco di Centocelle.

L’altro sito della discordia è quello a ridosso del grande Parco della Caffarella. Nei mesi scorsi i vigili urbani hanno sequestrato due strutture accusate di smaltire illecitamente rifiuti e di provocare l’inquinamento delle acque. Ci troviamo nel parco regionale dell’Appia Antica, a ridosso del fiume Almone e a soli 500 metri dalla fonte dell’Acqua Egeria. Una vicinanza che ha portato il pm Barborini a iscrivere nel registro degli indagati i quattro responsabili delle società di demolizioni e a disporre una consulenza per accertare lo stato delle falde acquifere. Soddisfatta dell’azione giudiziaria Rossana De Stefani, presidente del Comitato per il Parco della Caffarella. A Radiocolonna la presidente si è detta convinta che – sebbene non ci sia volontarietà – la presenza di due sfasciacarrozze e lo smaltimento, inevitabile, di olii esausti a ridosso di fonti e parchi naturali possa costituire un pericolo per la flora e la fauna. “Dopo quindici reiterazioni di permessi la giunta Marino non ha disposto i rinnovi – ha raccontato De Stefani – oggi chiediamo a Tronca che vengano intimati immediatamente ad andar via”.

La presidente si è detta soddisfatta dell’azione giudiziaria visto che “c’è un Pubblico Ministero che finalmente ha preso a cuore la causa del fiume Almone”. (Giacomo Di Stefano)

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