Shock a Tiburtina, uomo adesca 15enne su Facebook e la stupra

L’uomo ha sedotto la ragazza fingendosi uno studente di medicina sul social. L’aggressione in un casolare abbandonato

Violenza a Roma
Violenza a Roma

Su Facebook un falso profilo e un mare di bugie. Così un uomo, 45enne, con un precedente per violenza sessuale,  si presenta a una quindicenne come uno studente di medicina di 25 anni. Con il suo profilo falso, seduce la giovane, che finisce per scoprire chi si nasconde dietro il finto studente solo quando lui la stupra in un casolare abbandonato sulla Tiburtina. Con quest’accusa l’uomo è finito sotto processo, imputato di violenza sessuale.

“I fatti risalgono al novembre del 2014 – scrive il Corriere della Sera – All’epoca l’uomo non è finito in galera, nonostante la richiesta del pm Pantaleo Polifemo. L’accusato aveva pure un precedente per una violenza sessuale commessa a Salerno dove era stato condannato con rito abbreviato a 3 anni, sentenza irrevocabile dal 2012. Tuttavia per lo stupro sulla Tiburtina viene disposto il divieto di avvicinamento alla giovane: il provvedimento viene deciso dal gip nel maggio del 2015, anche su sollecitazione del legale della parte offesa, l’avvocato Geraldine Pagano. Decisione presa pertanto molti mesi dopo la presunta violenza, quando emerge che il finto studente per settimane ha ossessionato la giovane, prima mandandole messaggi a ripetizione, poi minacciandola di pubblicare un video hard. Addirittura l’uomo – ora in carcere per un cumulo di pena dovuto a reati contro il patrimonio – si presenta a scuola della ragazza dicendo di essere il padre.

I contatti su Facebook – prosegue il quotidiano – cominciano i primi di novembre di quattro anni fa. L’uomo dice di avere 25 anni e di studiare per diventare medico. La giovane gli crede e cosi si arriva all’appuntamento. Luogo dell’incontro: all’uscita della scuola. A quel punto la ragazza è in trappola. L’uomo la spinge a seguirlo in un edificio abbandonato, dove si consuma la violenza. L’aggressore sapeva, com’è scritto nel provvedimento, della minore età della giovane e ammette di sentirsi in colpa con una compagna di classe della ragazza: “Dovevo aspettare che crescesse”. Anzi, si lascia andare a una confessione, ricordando che la quindicenne piangeva durante il rapporto.
Intanto la ragazza, nei mesi successivi al dramma, abbandona la scuola, smette di usare i social network, limitandosi a sentire i compagni solo parlandoci al telefono. Il gip ha sottolineato l’incapacità dell’uomo a tenere a freno le pulsioni sessuali sulla quindicenne. E ha rimarcato i danni psicologici causati alla ragazza. Ma ha optato per il divieto di avvicinamento”.

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