Ci siamo. La campagna elettorale, il cui inizio si può far risalire all’agosto dello scorso anno con l’annuncio di Virginia Raggi di ricandidarsi, è terminata ed ora la parola passa ai romani. E più precisamente a quei cittadini capitolini che andranno alle urne domenica e lunedì (fino alle ore 15). Quanti saranno? Al primo turno, quello del 3 e 4 ottobre, furono meno della metà degli aventi diritto al voto a partecipare alla consultazione. In base alle elezioni amministrative precedenti, si dovrebbe registrare un ulteriore calo cosicché il nuovo sindaco, sia esso Enrico Michetti o Roberto Gualtieri, sarà eletto con il consenso di circa un quarto degli abitanti della Capitale. Un vero e proprio caso che deve far riflettere.
Ma veniamo al ballottaggio. In queste due ultime settimane è accaduto un po’ di tutto, soprattutto a danno di Michetti e del centrodestra. Del primo sono state ripescate frasi infelici pronunciate nel passato dai microfoni della radio sulla shoah e su Hitler, quanto alla coalizione che lo sostiene – ed in particolare su Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni – si sono riversate critiche ed accuse da parte del centrosinistra e dei pentastellati di contiguità con le frange dell’estrema destra e, in relazione all’assalto alla sede nazionale della Cgil, di non avere espresso chiaramente la loro condanna su questo atto violento e “fascista”. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, ai tempi dell’arco costituzionale di quaranta anni fa. Anche il silenzio elettorale che dovrebbe essere rispettato il giorno prima del voto potrebbe essere violato se nella manifestazione promossa dalla Cgil per condannare l’attacco squadristico dovessero emergere simboli di partito e frasi contro questa o quella formazione politica del centrodestra (assente dalla kermesse sindacale). Tutto ciò può avere un’influenza sul voto dei romani? Lo si vedrà soprattutto in base ai numeri dell’astensionismo.
In questo contesto si è parlato poco di programmi, sia perché gli avvenimenti di cui sopra hanno distolto l’attenzione dai reali problemi di Roma, sia perché la nostra città ne ha così tanti da risolvere che non basta una consiliatura per portarli a soluzione. Comunque, i due avversari si sono mossi molto non solo per consolidare il voto del primo turno, ma anche per sollecitare gli elettori di Calenda e Raggi a tornare alle urne a sostegno della propria candidatura. Particolare attenzione è stata poi posta alla vasta area dell’astensionismo sperando di recuperare voti in questa “zona grigia”.
Gualtieri ha incassato il sostegno “personale” del leader di Azione e di Giuseppe Conte, alla guida del Movimento pentastellato. Entrambi hanno detto che il proprio elettorato è libero di votare come meglio crede, ma è indubbio che la dichiarazione dei loro leader può sembrare un’indicazione di voto (anche se i cinquestelle appaiono divisi con l’ala contiana, rappresentata da Roberta Lombardi, favorevole a Gualtieri e quella della Raggi, molto forte a Roma, appare ostile ad un ritorno del Pd ai vertici del Campidoglio).
Questa la situazione. Come si sa, il ballottaggio è un’altra partita rispetto al primo turno. Staremo a vedere chi la vincerà.