Dal pomeriggio di sabato 4 settembre, scaduto il termine per la presentazione delle liste e delle candidature al Comune e nei quindici municipi cittadini, a Roma è iniziata ufficialmente la campagna elettorale per il voto del 3 e 4 ottobre prossimi. Finora, dato anche il periodo di vacanze agostano e la mancata definizione delle liste, il clima politico ha conosciuto pochi sussulti, ma ora si è entrati nel vivo e sicuramente la campagna elettorale si infiammerà coinvolgendo sempre più i cittadini. Da rilevare, poi, che nella Capitale si voterà anche per un seggio alla Camera, precisamente nel collegio di Primavalle, per sostituire Giulia Del Re, eletta nel 2018 per il M5S, che si è dimessa perché ha assunto un nuovo incarico incompatibile con la carica di parlamentare.
Al momento, la situazione appare alquanto certa per ciò che concerne l’accesso al ballottaggio di uno dei candidati alla fascia tricolore. Enrico Michetti, centrodestra, in base a quasi tutti i sondaggi finora effettuati, viene dato saldamente in testa rispetto agli altri concorrenti e inattaccabile nella prima posizione anche per la forza della coalizione che lo sostiene. Più complicata è la situazione alle sue spalle. Fino a qualche giorno fa Roberto Gualtieri, centrosinistra, sembrava tranquillo in seconda posizione (che garantisce l’accesso al secondo turno di votazione) insidiato solo da Virginia Raggi, sindaca uscente, che intorno alla sua candidatura ha raccolto non solo il M5S, ma anche quattro liste civiche. Più staccato da tutti appariva Carlo Calenda, che sembrava destinato ad occupare la quarta piazza.
In questi ultimi giorni, invece, la situazione alle spalle di Michetti sarebbe cambiata. Gualtieri – per il sondaggio Swg – non appare più insidiato dalla Raggi, bensì dal leader di Azione che, grazie alla sua campagna martellante, quasi un “porta a porta”, è salito dal 15%, dove sembrava inchiodato da tempo, al 19-23% dell’ultimo sondaggio SWG, (l’ex ministro dell’Economia del governo Conte due ha invece una forbice tra il 25% ed il 29%), mentre la Raggi è data in calo (15-19 per cento).
A sfavore della sindaca uscente, molto probabilmente, hanno giocato due fattori. Il primo è dato dalle divisioni interne pentastellate. Roberta Lombardi, capogruppo dei cinquestelle alla Regione Lazio e assessore nella giunta di Nicola Zingaretti, la quale non ha mai nascosto la sua contrarietà alla ricandidatura della Raggi, in una recente intervista ha dichiarato, in merito a Roma, che “sono apolide dal 2016” (guarda caso l’anno in cui la sua “rivale” fu eletta sindaco) e che al ballottaggio, dando già per scontata la sconfitta del Movimento, voterà per Gualtieri.
L’altro fattore è dato dalla decisione di Giuseppe Conte, ora alla guida del M5S, di non avanzare nessuna candidatura nelle elezioni suppletive romane e di non appoggiare neanche la candidatura dell’ex ministro della Difesa del governo giallo-verde, Elisabetta Trenta, nominata a quella carica in quota grillina, che ha quindi rinunciato a correre per il seggio di Montecitorio. In lizza sono quindi in quattro: Pasquale Calzetta (FI) per il centrodestra; Andrea Casu (segretario cittadino del Pd) per il centrosinistra, Antonio Cocco per i Liberali che conta anche sull’appoggio di Vittorio Sgarbi, e Luca Palamara, espulso dalla magistratura dopo lo “scandalo delle toghe”. Questa rinuncia è stata interpretata dai più come un appoggio indiretto al Pd, che può valere come segnale anche per il Comune.
Questo in base alla Swg. Di tutt’altro tenore il sondaggio effettuato tra l’8 ed il 9 settembre da Izi, secondo il quale tra Michetti e Gualtieri la differenza sarebbe solo di un punto percentuale a favore del primo (25,9% contro il 25%). Anche per la Raggi le cose andrebbero meglio. Si attesterebbe infatti al terzo posto con il 20,7% dei consensi contro il 18,4% di Calenda. Come si vede, risultati contrastanti che questi giorni di campagna elettorale potrebbero ribaltare