Sindaco Roma/Il punto: il voto si avvicina, non più sondaggi pubblicati

La Capitale è il test più importante di queste elezioni alla luce anche della contesa interna nel centrodestra fra la Meloni e Salvini. Michetti in testa e Gualtieri favorito nel ballottaggio. Ma I sondaggi sono spesso smentiti da voti reali. Calenda e Raggi non perdono le speranze

Siamo a meno di 15 giorni dal voto amministrativo del 3 e 4 ottobre ed i sondaggi, che saranno sicuramente effettuati anche in questo periodo per dare a candidati e partiti il quadro della situazione, non saranno più resi noti per non influenzare gli elettori. Quindi silenzio su questo fronte mentre le polemiche tra le forze in campo stanno crescendo rendendo il clima elettorale sempre più caldo.

A Roma, interessata dal voto per il Campidoglio e per i quindici municipi cittadini, la battaglia si sta facendo sempre  più dura anche se gli ultimi sondaggi effettuati sembrano delineare un quadro certo per chi si affermerà nel primo turno (il secondo si terrà il 17 e 18 ottobre).

A contendersi la fascia tricolore di sindaco dovrebbero essere Enrico Michetti, centrodestra, e Roberto Gualtieri, centrosinistra, con quest’ultimo favorito nel ballottaggio. In pratica, una riesumazione del bipolarismo che l’avvento del M5S aveva sconfitto, ma che ora torna prepotentemente in scena, a causa anche del declino elettorale dei cinquestelle che sembrano avviati, con l’avvento di Giuseppe Conte alla loro guida, a diventare una costola della sinistra.

Certo, le percentuali di intervistati dai sondaggisti che hanno dichiarato di non sapere ancora per chi votare o di rinunciare ad andare ai seggi sono molto alte (in alcuni casi raggiungono il 40 per cento) e se un numero consistente di questi dovesse decidersi di recarsi alle urne potrebbe portare delle sorprese (non sarebbe la prima volta che i sondaggi  vengono smentiti dai voti reali). E su questo puntano soprattutto Carlo Calenda e Virginia Raggi per compiere una rimonta sugli avversari, in particolare su Gualtieri che viene dato per secondo al voto del 3 e 4 ottobre.

In questo contesto le polemiche sono destinate a diventare sempre più incandescenti e la campagna elettorale sicuramente coinvolgerà anche i big nazionali dei partiti, perché al voto romano e a quello di tutti i Comuni interessati (alla consultazione è interessata anche la Regione Calabria) viene data una valenza politica per i futuri scenari parlamentari (anche se dopo la chiusura delle urne, chi uscirà sconfitto escluderà ogni influenza di questo voto su Palazzo Chigi, Camera e Senato).

Da considerare poi che questo turno elettorale rappresenta anche una contesa tutta interna al centrodestra tra la Lega e Fratelli d’Italia, tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Le regole della coalizione, infatti,  prevedono, già dalle elezioni politiche del 2018, che il leader del centrodestra sia espresso dal partito che ottiene più voti. Ora, quasi tutti i sondaggi danno FdI, sia pure di poco, davanti alla Lega e se ciò dovesse essere confermato alle prossime elezioni politiche, Salvini perderebbe la guida della coalizione e – in caso di vittoria elettorale – mancherebbe l’approdo a Palazzo Chigi come premier a favore della Meloni.

Ecco anche il perché della assidua frequentazione dei due leader del centrodestra in ogni centro interessato dal voto. Ed in particolare la loro presenza a Roma – non ce ne vogliano milanesi, napoletani e torinesi – che rappresenta il test più importante di queste elezioni.

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