Sindaco Roma/Il Punto: liste, il tempo sta per scadere. La corsa ai consiglieri con più voti

Le liste comunali e municipali possono esssere strategiche per la vittoria. Raggi ci punta per battere Gualtieri, ancora davanti di pochi punti. Centrodestra in confusione per la guerra Meloni-Salvini.

Il prossimo 3 settembre scade il termine per la presentazione delle liste per le elezioni comunali e dei quindici municipi cittadini ed ancora siamo in alto mare, soprattutto per ciò che concerne il centrodestra. Il fatto è che gli appetiti sono molti ed è difficile, molto difficile accontentare tutti, anche perché i candidati sindaco vogliono non solo avere più liste possibili a loro sostegno, ma vogliono anche che un forte traino alla loro competizione per la conquista del Campidoglio venga anche dal voto per i municipi. Nei prossimi giorni quindi assisteremo ad una vera e propria corsa contro il tempo per presentare liste comunali e municipali.

Una novità comunque c’è ed è rappresentata dal tentativo di Virginia Raggi, sindaca uscente, di avere più liste possibili a suo sostegno. Infatti, dopo il via libera di qualche mese fa dalla dirigenza pentastellata ad alleanze con liste civiche e dopo l’avvento alla guida del M5S di Giuseppe Conte, che punta nel tempo ad una stretta convergenza con le forze del centrosinistra ed in particolare con il Pd, la candidata pentastellata spera di poter contare sull’appoggio non solo del suo Movimento, ma anche da altre liste. Ed i “rumors” danno la possibilità che possa arrivare anche ad avere sei liste a suo sostegno.

Il fatto è che la Raggi, in base ai sondaggi finora effettuati, risulterebbe nel primo turno di votazioni, ovvero il 3 e 4 ottobre, terza dopo Enrico Michetti, centrodestra, e Roberto Gualtieri, centrosinistra, e quindi sarebbe esclusa dal ballottaggio in programma due settimane dopo.

Però, se il divario che la separa da Michetti sembra incolmabile, così non è nei confronti dell’ex ministro dell’Economia del governo Conte-bis. I punti di distacco sono pochi, quindi, più candidati si hanno per un posto nell’aula Giulio Cesare, più si può contare sul voto di parenti ed amici dei candidati stessi.

Questo ragionamento, certo, non vale solo per la Raggi, ma anche per i suoi principali avversari – ovvero Michetti e Gualtieri -, con l’eccezione di Carlo Calenda, che correrà solamente con la sua lista e che stigmatizza i suoi avversari per la corsa verso liste-civetta.

Per ciò che concerne il centrodestra, a complicare le cose è la ricerca di un equilibrio tra le varie richieste, in particolare, ad alimentare le divisioni, ci sono le elezioni suppletive per la Camera nel collegio di Monte Mario Primavalle.

Fi, come nel 2018, vuole candidare un suo uomo, nella fattispecie Pasquale Calzetta, sconfitto con poco scarto nel voto delle politiche di tre anni fa. FdI, per accettare questa scelta, chiede di avere una candidatura in più alla presidenza di un municipio, ma questo riapre il valzer sulle designazioni  già fatte. Un bel ginepraio.

A tutto questo, poi, bisogna aggiungere la “guerra” non tanto sotterranea tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini per la primazia nella coalizione del centrodestra ed anche per le future elezioni regionali nel Lazio. Infatti, in base agli accordi a suo tempo stretti, la scelta del candidato sindaco di Roma sarebbe spettata a FdI e del candidato alla presidenza della Regione alla Lega (il nome già c’era ed era quello di Claudio Durigon).

Ora, la polemica che ha investito l’uomo della Lega, costretto a dimettersi dalla carica di sottosegretario all’Economia per aver detto di tornare alla vecchia toponomastica di Latina intitolando il parco adesso Falcone-Borsellino ad Arnaldo Mussolini, fratello di Benito, ha reso forse impraticabile anche una sua eventuale candidatura alla Regione. Da qui gli appetiti di FdI che troverebbero sostegno da un forte successo a Roma, che Salvini intende evitare. Staremo a vedere cosa succederà non solo nei prossimi giorni, ma anche dopo il voto di ottobre

 

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